Vai al contenuto

Tabù e finte priorità

Secondo la definizione in chiave psicanalitica della Treccani, un tabù è «ogni atto proibito, oggetto intoccabile, pensiero non ammissibile alla coscienza». La proibizione, che è tanto profonda da arrivare addirittura a toccare il pensiero, non è però sempre sancita dalla legge, ma spesso anche dalla religione, dalla morale comune e dalle tradizioni di ogni popolo.

Ed è proprio questo tipo di tabù, quello che riguarda la morale e i precetti religiosi, che ci interessa trattare questo mese, in seguito agli strascichi scandalistici dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Secondo alcunз la settantatreesima edizione del festival è stata la fiera del “pensiero non ammissibile alla coscienza”: e come non essere d’accordo con loro dopo aver visto il bacio tra Fedez e Rosa Chemical (inammissibile, no?) e canzoni d’amore rivolte a persone dello stesso sesso, giusto? 

Questi e altri tabù sono da anni argomento di discussione politica e sociale, il loro abbattimento è un passo da compiere che, tuttavia, secondo alcune persone condurrebbe al baratro, alla rinuncia di quelle tradizioni e di quella moralità che, al momento, sono l’unica cosa che tengono in piedi questo tabù. Per quanto riguarda i diritti civili molti tabù, negli anni, si sono sgretolati, a forza di manifestazioni e lotte politiche, ma più si cerca di alzare l’asticella e più la resistenza si fa arcigna e implacabile.

Chi sostiene questi argomenti non cerca banalmente di far passare una legge, ma di togliere quell’aura mistica che tutti i tabù hanno insita nella loro natura, strappare quel velo che, se tolto, farebbe voltare parecchie persone dall’altra parte, inorridite. Non ci illudiamo che sia una battaglia facile, perché dall’altra parte ci sono secoli di tradizione e pregiudizio religioso difficile da scalfire, anche nelle generazioni più giovani, ma basta questo a non farci tentare? 

Purtroppo però, togliere il velo non è mai un atto definitivo e irreversibile: Michelangelo ha visto le sue figure ricoperte sul sesso da un pittore che è diventato noto col soprannome di “Brachettone”, e in tempi molto più recenti si è tornato a discutere del diritto delle donne ad abortire, una conquista che sembrava solida nonostante l’alto tasso di obiettori di coscienza tra i ginecologi (tra il 1998 e il 2020 più o meno stabile tra il 60 e il 70%). È come se, mentre si cerca di avanzare, ci si rendesse conto che le basi, dietro, non sono poi così solide come credevamo.

Convintamente schieratз dalla parte di ciò che non è ammissibile alla coscienza, noi combattiamo con le parole per aggiungere il nostro mattoncino, ma proprio per questo facciamo una raccomandazione: la battaglia non si fermi qui, non si fermi sul piano del linguaggio e delle parole, perché sono conquiste fatue se non portano ad un vero cambiamento a livello legislativo e di pensiero.

La nostra speranza è che le parole, con il loro potere, possano cambiare le idee e le coscienze, ma spesso ci viene il dubbio di parlare a chi è già convinto, banalmente perché chi sarebbe da convincere, forse non legge proprio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Tabù e finte priorità

Fuori in mare 1
Terra! Un grido liberatorio, una conquista, un pericolo finalmente scampato, un sogno che prende sempre più forma ogni secondo che passa. Vedere la terra all’orizzonte, iniziare a distinguere le luci…