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Dai murales di Palermo un messaggio di rinascita delle periferie

Igor Scalici Palminteri realizza dei murales nella periferia urbana di alcuni quartieri degradati di Palermo. I grandi affreschi sui muri delle palazzine dello Sperone, quartiere degradato del capoluogo della regione siciliana, mandano un messaggio chiaro di fiducia e di speranza nella ripresa e nella crescita civile e sociale.

Fotografia Brian Lundquist

“Operazione transit”. Questo il nome del blitz condotto nel maggio scorso dalle forze dell’ordine del Commissariato di Brancaccio di Palermo, durante il quale è stata sgominata una banda di “ragazzi di vita” del quartiere Sperone di Palermo. In poco più di un mese sono state documentate ben 440 cessioni di stupefacenti, scambi che avvenivano in pieno giorno, con droghe consegnate dai pusher ai compratori nella piazza principale del quartiere. Intanto, già da qualche anno, come in altre zone marginali della città, il quartiere è stato preso a modello per un’azione di valorizzazione e promozione culturale e sociale

Attraverso i murales che abbelliscono le facciate degli edifici spesso scalcinati e cadenti si è cercato e si cerca di raccontare un’altra città, un’altra Palermo e di fare arte degli stessi luoghi fisici e degli arredi urbani.

E così a Palermo, seppur in ritardo rispetto ad altre città italiane come Milano e Bologna, in luoghi adatti al messaggio di rilancio e di speranza, sono sorti graffiti, murales, opere che arricchiscono il paesaggio cittadino a beneficio dei turisti ma anche dei residenti, e che mirano a cambiare, con la bellezza e la forza dell’arte, il volto della città.

Così ad esempio allo Spasimo, attraverso i lavori realizzati dagli artisti dell’Accademia delle belle arti di Palermo, così alla Cala, dove troneggia sulla facciata dell’istituto nautico l’immagine dei due magistrati simbolo della città, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, così all’Albergheria o a Ballarò, dove alcuni murales hanno rivitalizzato le strade e le palazzine circostanti. Fra questi a titolo di esempio si può citare il murales di Andrea Buglisi dal titolo Fides, nel quale è presente un colibrì che sorregge un masso, simbolo della potenza della fiducia in se stessi e nel futuro. Il fenomeno è in crescita: appena qualche mese fa, il 24 giugno scorso, il quotidiano «La Repubblica» ha dedicato al tema un articolo che descrive i passaggi relativi all’evoluzione di questo tipo di arte nel capoluogo regionale siciliano. A Palermo sono 64 gli artisti iscritti all’albo ufficiale degli street artist, albo aperto a settembre del 2019 dal Comune, che ha anche creato una guida cartacea descrittiva di questo tipo di opere e dei relativi percorsi.

Allo Sperone, proprio nella zona di piazza De Felice Giuffrida dove gli spacciatori agivano indisturbati, un artista di strada palermitano, Igor Scalisi Palminteri, ha dipinto, quasi l’uno di fronte all’altro, due grandi murales: il primo sottolinea la lotta contro la dispersione scolastica, il secondo va a simboleggiare la volontà di ripresa e di speranza delle periferie. Entrambi sono diretti agli adolescenti ed ai ragazzi.

Questa seconda opera, inaugurata nel giugno di quest’anno, s’intitola Abbi cura e raffigura un gabbiano nell’atto di atterrare per riposarsi mentre l’altro murales, di poco precedente (datato 2020) ritrae un bambino con le braccia aperte dietro un muro giallo e porta il titolo Io sono te.

Il gabbiano trova pace, si immagina, dopo un lungo viaggio. Così, riferendosi all’uccello migratore, dice l’artista in un’intervista rilasciata alla rivista on line Palermo Today il 3 giugno 2021:  «Immagino che sotto le sue ali ci siano bambini che imparano il senso della vita, ascoltano i suoi insegnamenti sul volo e sul vento, le stelle e le meraviglie del pianeta. Imparano a guardare dall’alto gli esseri umani le loro sofferenze e la loro bellezza».

Il titolo dell’opera Abbi cura di te, impresso nel dipinto, invita inoltre a dedicarsi con attenzione a se stessi e agli altri, alle proprie cose e alle proprie città.

Quanto all’altro lavoro, sembra che il protagonista dell’affresco, il bambino con le braccia aperte, voglia forse chiedere aiuto allo spettatore, aiuto per rendere migliore il contesto circostante, oppure che voglia includerlo all’interno dell’affresco, anche attraverso il titolo che allude all’identità tra soggetto ritratto e soggetto che osserva. Evidente è lo scopo, realizzato attraverso la scritta che riproduce il titolo dell’opera, di sottolineare che è proprio dall’infanzia che si parte per creare le basi del cittadino di domani. E, non a caso, l’opera fu inaugurata a settembre 2020 in occasione della ripresa dell’anno scolastico proprio nella scuola del quartiere vandalizzata poco tempo prima. L’opera è stata intesa, quindi, anche come denuncia contro la dispersione scolastica perché è dalla scuola che si comincia per gettare le fondamenta del senso civico e del senso di comunità che a maggior ragione in questo tipo di aree degradate si sente il bisogno di ricostruire.

Forse, come col gabbiano dell’altro murales, anche in questo caso Palminteri chiede di volare alto, al di sopra delle brutture, dell’abbandono e della sporcizia delle periferie culturali del quartiere Sperone secondo il famoso adagio di Gustave Flaubert per cui “se guardassimo sempre il cielo finiremmo coll’avere le ali”.

Palminteri non è nuovo a raccontare storie con valore metaforico scegliendo personaggi chiave: qualche anno fa a Ballarò aveva creato un graffite dedicato a san Benedetto il Moro, il santo nero compatrono di Palermo, in occasione di una manifestazione sportiva per il Mediterraneo contro il razzismo per l’integrazione culturale.

In questo senso i graffiti e i murales di Palermo e quelli di Palminteri in particolare sposano in pieno la caratteristica peculiare della street art, un’arte che per sua stessa natura è popolare perché accessibile a tutti e perché parla in modo semplice. Un’arte che mira a ricostruire, che comunica in modo chiaro, a volte addirittura scrivendone i titoli, a volte con immagini molto allusive. Anche e proprio attraverso la pittura sui muri e sulle pareti esterne. L’idea alla base è sempre la stessa: la capacità della bellezza di innalzare e di migliorare gli esseri umani e la grande importanza degli strumenti culturali che si hanno a disposizione.

Per questo, al di là delle tematiche affrontate e delle diverse poetiche e caratteristiche degli autori, a Palermo come nel resto di Italia e del mondo, si tratta di una forma di espressione artistica da iscrivere ormai fra le più efficaci forme di arte contemporanea, in grado di rendere l’ambiente urbano e cittadino una sorta di museo o installazione a cielo aperto, atta a stimolare l’intelligenza e l’interesse del turista, del passante, ma anche del residente e dell’uomo della strada.

Marta Casuccio

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