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Elisa: il patto narrativo di una ragazza quasi-sola

Menzogna e sortilegio è il romanzo che ha dato inizio al lungo percorso letterario di Elsa Morante. Si tratta di un’opera di grande modernità: un romanzo del XIX secolo “insediato nel Novecento”, come scrisse Cesare Garboli, il suo critico più celebre.

Elsa Morante inizia la stesura di Menzogna e sortilegio nel 1943 e il titolo iniziale è Storia di mia nonna, pensando, forse, alla prima digressione familiare che occupa i capitoli iniziali del libro; quella sulla nonna Cesira.

Il romanzo, tuttavia, viene pubblicato nel 1948: divenne in poco tempo una delle rivelazioni letterarie più importanti del XX secolo. Sin dalle prime pagine è possibile individuare una tematica fondamentale che rimarrà costante lungo tutto il romanzo: la solitudine. 

Menzogna e sortilegio è un familienroman, ovvero un romanzo famigliare, in cui Elisa, protagonista e voce narrante, vuole raccontare varie bugie, falsità e illusioni che sono presenti da tanto tempo nella propria famiglia. Elisa, in seguito alla morte della madre adottiva, si ritrova da sola nella sua stanza: nessuno passa più per le visite di circostanza in seguito alla nuova luttuosa e lei, sola e abbandonata, si guarda negli specchi della sua stanza ponendosi varie domande, tra le quali la più importante riguarda la propria identità: «Chi è questa Elisa?» Tutto il romanzo d’altronde non è che un raccontare e un raccontarsi, con l’intento di ricostruire la propria identità, seppur immersa, ora e sempre, in una profonda solitudine.

Già da uno dei primi sottotitoli del romanzo (Una sepolta viva e una donna perduta) si evince in maniera esaustiva tutta la fisionomia di Elisa: è una ragazza sola, abbandonata da tutti, che si ritrova in una stanza e decide di rivelare la propria storia partendo dalle origini. La scrittura e la narrazione, quindi, diventano un rimedio alla solitudine. Per combatterne i mostri decide di intraprendere una sorta di viaggio. Partendo dalle radici più profonde, quelle legate al personaggio di Cesira, sua nonna, Elisa rende il lettore partecipe della propria vita e della propria storia.

Tuttavia la solitudine di Elisa è in qualche modo fittizia: al lettore si presenta da sola in una stanza da ormai vari mesi, ma in realtà la voce narrante di Menzogna e sortilegio afferma di essere spesso visitata dagli spiriti e dalle anime di tutti i vari personaggi che fanno parte della storia che lei vuole raccontare: gli spiriti dei parenti, ma non solo.

Elisa, inoltre, afferma di essere in compagnia di «[…] Alvaro, il quale è una creatura vivente, sì, ma non umana». L’identità di Alvaro si scoprirà agli occhi del lettore solo alla fine: a questo compagno di viaggio sarà dedicata una poesia che fungerà da explicit dell’intero romanzo.

Elisa, dunque, è sola – il personaggio di Alvaro, come riferisce lei stessa, non conta – ma nella sua solitudine riesce a confrontarsi e a rapportarsi con tantissimi personaggi che riescono, attraverso le proprie voci, ad aiutarla a ricostruire un’identità che ormai, da vari mesi, è intrappolata in una solitudine troppo stretta.

Alessandro Crea

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