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Mr Hyde: il brutto estetico

Nel 1886, Robert Louis Stevenson firma e pubblica la sua opera più celebre: Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (Strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde) lasciando al lettore un senso di ambiguità sfidante, quella restlessness tipica del romanticismo inglese.

Lo scenario su cui si costruisce l’opera è immediatamente intriso da un’atmosfera cupa, che si amplifica nella descrizione dell’abitazione: «[…] un edificio a due piani privo di finestre […]» che «ostentava di un’annosa, sordida decadenza».  Immagini queste dalla forzata e voluta caricatura gloom, anticipatrici e vettori di una personalità – se così possiamo definire l’anima di Hyde – altrettanto tetra.

Deformità, malformazione, repellente: sono solo alcuni degli svariati aggettivi di accezione totalmente negativa riferiti al signor Hyde, un uomo dai tratti disumani e rivoltanti quasi quanto i suoi atteggiamenti, che lo designano alla pari di un mostro.

Egli è il doppio del dottor Jekyll, anima buona ma colpevole di un peccato commesso contro la sapienza: quella curiosità di voler scoprire le sfumature più atroci che colorano e danneggiano l’anima di un uomo, usurandola in un continuum di follia.

La figura di Hyde si districa nel suo concetto più lugubre a livello fisico e caratteriale, lasciando che il disgusto per la disumanità che lo descrive come mostro – quando paradossalmente parliamo sempre di un essere umano – inneschi nel lettore e nei personaggi del romanzo odio e repulsione nei confronti dell’ombra animata. 

Tuttavia, la nauseante presenza del signor Hyde diviene motivo di interesse sia per chi annusa le pagine del libro, sia per i critici: l’essere quasi soprannaturale, la “bestia”, l’impietoso, l’imperfetto diventano oggetto di avvenente contemplazione scavando nelle altrui coscienze. Questa sorta di creatura anomala, sadica e tanto inaccettabile da sfiorare l’assurdità, sposa i concetti filosofici che si districano nel concetto di “brutto”. A tal proposito sia d’aiuto il pensiero di Rosenkranz – allievo tedesco di Hegel – il quale adopera la fenomenologia del diabolico meritevole di attenzione estetica.

È su questo punto che il nostro personaggio osceno si colora di fascino, caricando su di sé tutti i poli positivi attratti dal suo opposto negativo; ne nasce così uno studio, una riflessione ad analisi aperta di matrice quasi empirica, una ricerca scientifica e letteraria che scava dentro questo “fenomeno” che diventa oggetto d’interesse e non più di timore o disgusto.

Nella sua distorsione e minutezza, il signor Hyde rappresenta l’altra faccia della medaglia, usurata e non ancora sviluppata: concretizza il pensiero di un mistero celato, un sottosviluppo che si inserisce prepotentemente nelle pagine del libro e nella vita del dottor Jekyll.

Manuela Spinelli

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