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Chocolat: paura di gola

In un ambiente chiuso e guidato da rigorose leggi morali, chi arriva a rompere gli schemi viene visto come un pericolo. La paura di ritrovarsi fuori dalla propria comfort zone a volte è più forte di quanto non si possa immaginare. Questo sentimento viene messo in luce da Lasse Hallström nel suo film Chocolat.

Chocolat è un film del 2000 diretto da Lasse Hallström con Juliette Binoche e Johnny Depp. Ambientato in un villaggio della Francia di fine anni ’50, il film presenta la storia di Vianne e di sua figlia Anouk, due vagabonde in parte di origine maya che si muovono di paese in paese per far conoscere l’arte della cioccolateria.

Gli abitanti di Lansquenet, rigidi osservanti della religione cattolica,  sono guidati dal sindaco conte di Reynaud, il cui obiettivo è quello di mantenere l’ordine morale dei suoi cittadini attraverso i sermoni che lui stesso scrive per il padre Henry, il nuovo giovane prete di Lansquenet. Vianne apre il suo negozio nel momento meno opportuno per il villaggio: proprio all’inizio della Quaresima.

La sua bottega, fatta di colori sgargianti e sculture di cioccolato, diventa per i cittadini più osservanti un simbolo di piacere ignoto e, per questo, pericoloso. L’odio irrazionale nei confronti della donna diffuso dal conte di Reynaud arriva alle menti dei cittadini provocando in loro confusione, paura e sensi di colpa.

Confusione perché Vianne e sua figlia Anouk mostrano una gentilezza e un rispetto incondizionato, pur sapendo di essere escluse dalla comunità in quanto non osservanti della religione cattolica. Paura perché Vianne e Anouk sono diverse, straniere e simbolo del peccato di gola – Vianne si veste di colori vivaci ed ha una personalità audace e decisa, Anouk non ha un padre e la sua compagnia è un canguro come amico immaginario. Sensi di colpa perché tutti i cittadini sono immancabilmente attratti dall’arte sconosciuta di Vianne e dal profumo del suo cioccolato.

Al disagio provocato dal negozio di cioccolato si aggiunge l’arrivo di una comunità gitana sulla sponda del fiume Tannes. Il conte di Reynaud mette a questo punto in atto un “boicottaggio dell’immoralità” contro i nuovi arrivati per tentare di rimettere i propri cittadini sulla retta via.

L’unica ad astenersi dagli ordini del conte è Vianne che lega in modo particolare con uno dei gitani, peggiorando la sua reputazione. In questo film è la paura del diverso, la credenza che il nuovo e l’esotico possa essere dannoso ad abitare gli animi dei cittadini di Lansquenet e in particolare del conte.

L’incantesimo di questa superstizione si spezza nel momento in cui, uno per uno, gli abitanti del paese si avvicinano a Vianne, si fanno “sedurre” dalle sue creazioni, capiscono che non c’è nessun male nel lasciarsi andare e che il cioccolato, la bottega e Vianne e sua figlia non sono mai stati simbolo di tentazione e di peccato.

Elena Marras

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