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Sublime e calma travolgente: la discordia della zattera della Medusa

Nel 1819 l’artista francese Théodore Géricault catturava la scena dell’ambiente artistico parigino suscitando grande scalpore per la sua Zattera della Medusa.

Fotografia di Anderson Rangel

La tela La zattera della Medusa, completata nel 1819 e oggi situata al Museo del Louvre di Parigi, rappresenta bene il Sublime artistico e lo stato d’animo dell’artista stesso. Il sentimento del Sublime è uno dei tratti distintivi del movimento culturale ottocentesco noto come Romanticismo: il concetto viene definito dall’intellettuale britannico Edmund Burke nel 1756 con la pubblicazione di L’indagine filosofica intorno alle nostre idee di Sublime e Bello. Per Burke, il sublime è ciò che è in grado di commuovere l’animo provocando sensazioni di orrore, pericolo e dolore, sentimenti cioè contrastanti.

Il quadro rappresenta il naufragio della nave da guerra francese Méduse davanti alle coste dell’attuale Mauritania, avvenuto realmente il 2 luglio 1816 e riportato in tutti i giornali francesi. Il motivo di questo naufragio è ricercato nel fatto che il comandante, che non navigava da oltre venticinque anni, ha deciso di esplorare queste acque senza averne una buona conoscenza, e portando così la nave ad incagliarsi nel fondale sabbioso.

La triste vicenda finisce in tragedia, e così è riportata sul capolavoro di Géricault: vengono mostrati, in una disperata richiesta di aiuto per potersi salvare prima di essere inghiottiti dal mare, i passeggeri della nave che erano stati costretti ad imbarcarsi su una zattera di fortuna. Durante il naufragio le scialuppe avevano salvato circa duecentocinquanta passeggeri, ma i rimanenti centocinquanta, imbarcatisi sulla zattera, andarono insieme ad essa alla deriva e i naufraghi, terrorizzati e affamati, cominciarono a nutrirsi dei corpi dei compagni morti di stenti. Dopo il tredicesimo giorno, la nave di soccorso Argo riuscì a salvare i quindici superstiti rimasti. La vicenda, soprattutto a causa dei risvolti cannibalistici, suscitò orrore e scandalo per la Parigi di quegli anni.

La drammaticità del quadro sta nel fatto che il momento colto dall’artista è un momento apparentemente calmo ma carico di tensione dinamica: infatti preannuncia la carneficina e gli atti di cannibalismo che poi avverranno in seguito.

Questo fu anche uno dei motivi per cui l’opera di Géricault fu contestata e criticata al Salon del 1819. Nonostante questo, però, assunse un valore emblematico per i pittori romantici perché rappresentava i fatti storici in modo reale e percepito. L’idea di Géricault era di voler esprimere con immediatezza tutta l’angoscia e l’orrore che avevano accompagnato i naufraghi, e per far ciò raccolse più informazioni possibili sull’accaduto (anche da tre superstiti) e realizzò innumerevoli schizzi preparatori. Si chiese come agisce l’uomo nel momento in cui deve sopravvivere a tutti i costi, anche attuando situazioni macabre, e scelse di rappresentare il mancato salvataggio dell’undicesimo giorno.

La composizione della scena, segnata dalla drammaticità dei volti e delle figure stesse, sviluppa un “moto emotivo” che va verso l’alto, quasi a formare una piramide. L’accanimento per la sopravvivenza e la speranza di poter essere salvati viene rappresentato dalla flessuosità e scomposizione dei movimenti. In particolare, un uomo anziano, seduto e sconsolato fra i morti, regge sulle ginocchia le spoglie di un ragazzino nudo. I due personaggi sono accostati per rappresentare un contrasto della vita: il cessare della vita appena sbocciata e la vita già vissuta che ha visto troppo.

Il quadro è contornato da colori scuri con qualche spruzzo di giallo all’orizzonte e sulle vele. I corpi sono accentuati da un colorito pallido, specchio degli stati d’animo di paura, terrore e disperazione. Alcuni corpi sono già affogati e morenti mentre un punto che colpisce l’attenzione dello spettatore è la pila di corpi che si erge verso l’alto a formare una piramide umana.

Géricault scelse accuratamente il soggetto della sua opera, con l’intenzione precisa di suscitare scalpore per la tragica vicenda, ancora fresca nella memoria dei destinatari. Grazie poi ai minuziosi dettagli alimentò ancora di più l’interesse del pubblico, tanto che il suo nome riuscì ad ottenerne risonanza internazionale.

Leila Ghoreifi

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