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La vincente diversità: un viaggio attraverso le culture etniche

Harlem. Una parola per definire la diversità delle culture e degli artisti dell’arte contemporanea.

Fotografia di Markus Spiske

Un quartiere di New York situato nel distretto di Manhattan. La sua miriade di culture è ben evidente: citato nella serie appena uscita su Prime Video, chiamata Harlem, è definito il quartiere “nero” di New York, un grande centro culturale e commerciale degli afroamericani.

La storia di Harlem, così come quella di altri quartieri delle principali città statunitensi, è impregnata di odio secolare nei confronti della comunità nera, a partire da pregiudizi razziali innestati nella cultura americana fin dai tempi della tratta degli schiavi.

Uno degli eventi che ricordano queste vicende è la cosiddetta Red Summer (termine coniato dallo scrittore e attivista James Weldon Johnson), ossia il periodo, che coinvolse gran parte del 1919, di terrorismo dei suprematisti bianchi e di rivolte razziali che hanno avuto luogo in diverse città degli Stati Uniti. Proprio nel 1919, per contrastare tutto ciò, si organizzarono anche delle proteste pacifiche contro le violenze razziali.

Grazie ai movimenti novecenteschi, che si sono battuti per garantire l’uguaglianza e i pari diritti e doveri a tutti i cittadini a prescindere dalla cultura, dalla tradizione e soprattutto dal colore della pelle, la comunità nera poté godere di un miglioramento della vita economica e sociale.

Alla fine degli anni Cinquanta del Novecento nacquero diversi movimenti artistici che rappresentarono l’identità della cultura della comunità nera: due esempi sono Black Arts Movement (BAM) e AfriCOBRA. Il primo è una corrente artistica-letteraria che fa parte del movimento Black Power (uno slogan politico degli anni ’60-’70, che rappresentava l’orgoglio delle persone con la pelle nera per le proprie origini). Grazie a Black Arts Movement il popolo nero poteva far nascere case editrici, giornali, istituti di arte, centri di studio e di ricerca della società e della cultura afroamericana nelle università. AfriCOBRA è invece un collettivo di artisti afroamericani formatosi a Chicago nel 1968. Il gruppo fu associato all’Organizzazione della cultura nera americana (fondata nel 1967) e al Muro del rispetto. Quest’ultimo è un murale, realizzato da vari artisti e andato distrutto in un incendio nel 1971, che rappresenta una serie di ritratti dedicati a personaggi considerati degli eroi e delle eroine della storia afroamericana; esso servì alla comunità nera come rappresentazione della propria esperienza attraverso l’arte.

L’arte, infatti, ha sempre fatto da collante e da mezzo propulsore per la rappresentazione della comunità di colore, tanto che diversi artisti e artiste vi si dedicarono già dall’inizio del secolo scorso. In particolare ad Harlem si diffuse all’inizio degli anni Venti del Novecento il movimento artistico-culturale afroamericano conosciuto come Rinascimento di Harlem. Importante ricordare le artiste e gli artisti che aderirono a questo movimento: Augusta Savage (1892-1962), scultrice, attivista per i diritti civili ed educatrice; Zora Neale Hurston (1891-1960), una delle più popolari scrittrici dell’Harlem Renaissance, conosciuta per il libro I loro occhi guardavano Dio; Richmond Barthé (1901-1989), noto per il suo ritratto scolpito di figure nere; Charles Alston (1907-1977), pittore, scultore, artista, muralista e insegnante.

Rivolgendo l’attenzione sull’East Harlem si scoprono altre comunità, come quelle di italiani e di immigrati di Porto Rico, discendenti da una minoranza di lingua spagnola, tanto che la zona dove abitano è nota come Spanish Harlem o El Barrio. È un quartiere molto vivo sia a livello culturale e artistico sia di differenze etniche. Questa diversità è bene evidenziata nella street art.

The Spirit of East Harlem, opera realizzata sulla facciata di un edificio residenziale da Hank Prussing tra il 1973 e il 1978, rappresenta una struttura di un edificio popolata da abitanti del quartiere che contribuirono a tenere viva l’identità e le tradizioni latino-americane. In questo modo, l’artista ha voluto restituire alla memoria collettiva una parte della storia fondamentale di quel luogo. L’opera è stata danneggiata da vandali e restaurata nel 1999 da Manny Vega.

Crack is wack Playground, murale realizzato nel 1986 di Keith Haring (1958-1990), uno dei più importanti writer statunitensi, rappresenta degli omini stilizzati, teschi e banconote di fuoco: esse simboleggiano il messaggio di non abusare delle droghe, che era una delle piaghe sociali più frequenti di quel periodo. In realtà il murale fu eseguito senza il permesso e poco dopo Haring fu arrestato e successivamente salvato dalla comunità che si schierò a suo favore.

Espiritu, murale realizzato nel 2012 con la tecnica del mosaico da Manny Vega, situato all’incrocio tra 105th Street e Lexington Avenue, rappresenta il connubio tra la tradizione artistica italiana e la cultura pop. L’elemento del murale è la preghiera visiva, che guida ogni azione umana, anche quell’artista.

Franco Gaskin infine, conosciuto come Franco The Great o “Harlem Picasso”, street artist di Manhattan che realizza le sue opere sulle saracinesche e sui cancelli di sicurezza, fonda Apollo Theatre, opera situata nella 125th Street ad Harlem. Essa rappresenta uno dei più famosi club musicali degli Stati Uniti ed il più noto al mondo per gli spettacoli di musicisti afroamericani.

Leila Ghoreifi

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