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I Badflower e la paura di crescere: dal brano 24 al singolo 30

Il tempo che passa è un tema che terrorizza i Badflower, una rock band americana che ha composto a riguardo brani come 24, Promise me e 30, l’ultimo singolo, in occasione del compleanno del cantante nel luglio 2020.

Foto per articolo di Teresa David - Dicembre 2020
Fotografia di Filippo Candotti

I Badflower sono una hard rock band di Los Angeles che ha riscosso un certo successo negli ultimi anni dopo due EP, About a girl (2013) e Temper (2016). Il loro album di debutto, intitolato OK, I’m Sick, è uscito nel febbraio del 2019, e il gruppo è tornato in pista nell’estate del 2020 con un nuovo singolo. Si intitola con un numero significativo: 30.

Il loro primo album si è dimostrato molto carico e concentrato di temi rilevanti, se non pesanti. Oltre al successo Ghost, che inaugura un’atmosfera dark, non si sono fermati dall’inserire nell’album canzoni che attaccassero la chiesa cattolica (Wide Eyes), Trump (Die) e l’industria della carne e dei latticini (Murder games), ma neanche brani più introspettivi sulle malattie mentali e sulle cure a base di psicofarmaci (x ANA x), sulla dipendenza (Heroin) e persino sull’abuso sessuale (Daddy).

Durante le interviste è stato sempre chiesto alla band se non ci fosse una sorta di paura da parte loro per la pubblicazione di queste canzoni, se temessero di urtare la sensibilità dei fans, ma loro si sono sempre dimostrati in grado di reggere il peso di certi argomenti. Hanno sempre risposto di avere fiducia nelle loro canzoni, nella capacità della musica di far sentire comprese le persone che hanno sofferto, anche riguardo ai temi più ruvidi. Spesso i fans li hanno ringraziati di aver saputo esprimere con la musica quello che era fino ad allora un tabù nella loro mente, perciò i Badflower credono profondamente nel fatto che le persone siano molto più forti di quello che si pensa.

Tra i fondamentali nuclei tematici della band, ha una certa rilevanza la paura del futuro: l’album del 2019 vi ruota spesso attorno. Il tempo che passa e l’età che avanza terrorizzano il cantante, che è l’autore dei testi, e lo si sente in canzoni come 24 e Promise me. Sono due canzoni molto diverse, in realtà, nonostante condividano lo stesso sfondo tematico.

In Promise me c’è la voglia di rimanere giovani per sempre. Katz canta di una promessa, fatta con una persona alla quale si rivolge e con cui vuole condividere l’eterna felicità della giovinezza. 24, a partire dall’oscuro riff di chitarra iniziale, ha un sound molto più introspettivo, più tenue, ma non per questo meno carico di onde emotive. «At 24 years, I had a heart to play and I was so wonderful that way», canta Josh Katz, e questi due versi nostalgici sono i più allegri della canzone. Non è facile rimanere distaccati da parole così chiare che trasmettono la vivida angoscia del cantante.

Il filo conduttore di queste ultime due canzoni collega anche l’ultimo singolo, 30. La chitarra trascina in un ritmo crescente, sempre più intrigante, mentre Katz inizia con: «I’m nervous, so nervous». La canzone si fa sempre più intensa, nel cantato di Katz mischiato a risate quando grida: «This is thirty, something is wrong with me!», ma soprattutto con la potenza della batteria e delle chitarre. Come si può immaginare, il singolo è uscito in occasione del trentesimo anno d’età compiuto dal cantante nel luglio 2020.

Il turbamento che il cantante sente nei confronti di questo traguardo è talmente forte da fargli cantare versi come: «But how long till I’m canceled / This is 30, fucking 30 / I’m still here, I’m still dirty» e «I’m fuckin’ worthless, I’m unhappy». Ecco come i Badflower hanno scelto di condividere con i fans il terrore di vedersi scorrere addosso il tempo. Ma al tempo stesso, nei versi finali, si coglie appena una tenue luce di speranza offerta dall’appoggio dei fans, infatti nel coro si sente una voce cantare: «But sing the words and I’ll pretend I’m twenty-three / I’ll please the crowd and I’ll put out the candlelight».

Si percepisce la disillusione nei riguardi di questo tema. I Badflower hanno sempre manifestato un punto di vista maturo e lucido nella loro musica, ma ora, con il singolo 30, quella consapevolezza si trasforma in un tono amaro, accentuato dalla difficile situazione che tutti i musicisti del globo come loro stanno vivendo per la mancanza dei concerti, dei tour, del pubblico dal vivo. Difatti, il tempo che passa velocemente non è l’unico tema: c’è un assaggio anche della società distorta di oggi. Versi come: «So get off your asses and take down the masses / Socialist, fascist, the world is all plastic» cercano di stimolare la mente delle persone e di essere brutalmente onesti.

Non c’è molto da interpretare nelle canzoni dei Badflower, perché non hanno paura di dire nero su bianco quello in cui credono e che hanno bisogno di esprimere. E lo fanno bene, in maniera complessa e studiata sullo spartito, in ogni singolo pezzo. Il loro scopo è di farsi spazio nel panorama musicale con originalità e difatti, musicalmente parlando, non entrano in uno specifico genere: i loro brani viaggiano dal più rabbioso suono hard rock alle semplici ballad acustiche. OK, I’m sick era il loro biglietto da visita, un album vario e intenso nelle tematiche e nel sound, e con 30 si conferma il loro percorso già ben delineato.

Teresa David

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