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Shutter Island: isolati dal mare

Fotografia di Filippo Ilderico

Shutter Island è un film del 2010 diretto da Martin Scorsese e tratto dall’omonimo romanzo di Dennis Lehane. Questo thriller psicologico ambientato negli anni ’50 racconta la solitudine, il disorientamento e la paranoia all’interno di un ospedale psichiatrico posto su un’isola, Shutter Island, lontano dal mondo reale.

Edward Daniels (Leonardo DiCaprio) e la sua spalla Chuck Aule (Mark Ruffalo) arrivano sull’isola come agenti dell’FBI chiamati per la scomparsa di una paziente dell’ospedale, Rachel Solando (Emily Mortimer), che non avendo lasciato tracce della sua fuga sembra quasi essersi volatilizzata nel nulla.

I medici spiegano ai due che Rachel era stata internata dopo aver ucciso i suoi tre figli annegandoli; lei però, non avendo mai accettato la realtà, viveva in una fantasia, convinta che gli infermieri, i dottori e gli altri pazienti dell’ospedale fossero, vicini di casa, postini o lattai.

Shutter Island è isolata dal resto del Paese, soprattutto durante la permanenza dei due agenti che, dopo esservi arrivati con un battello, vi rimangono bloccati per diversi giorni a causa di una forte tempesta che non rende possibile la navigazione. Man mano che passano i giorni l’atmosfera sull’isola diventa sempre più inquietante e, gradualmente il protagonista Daniels, giunto all’ospedale come uomo libero, sembra diventarne prigioniero [1].

Quella che inizia come una semplice “caccia al matto” si trasforma in qualcosa di più, quando i due agenti, specialmente Daniels, cominciano ad avere il sospetto che lo staff della struttura psichiatrica gli stia volontariamente tenendo qualcosa nascosto; in particolare, il primario Cawley sembra non volere che i due agenti ispezionino un faro poco distante dall’isola, dove potrebbe essersi nascosta la fuggitiva.

Quest’atmosfera cupa e inquietante viene accentuata dalla figura del protagonista, Edward Daniels, e dal suo passato misterioso. Dall’inizio del film il protagonista mostra sintomi di malessere, dal mal di mare sul battello alle forti emicranie accompagnate da incubi e allucinazioni sulla defunta moglie, Dolores.
Una notte, dopo aver preso dei pesanti antidolorifici per il suo mal di testa, Daniels sogna la moglie; Dolores gli comunica che la paziente scomparsa è ancora sull’isola e che nella struttura si trova anche il suo assassino.

Questa è una delle scene più famose del film: nel sogno Daniels si trova in un appartamento insieme a Dolores e nella casa vola della cenere che sembra provenire da un incendio; persino la schiena della donna è diventata una voragine incandescente. La finestra dell’appartamento affaccia su un bellissimo gazebo al tramonto sul lago, un contrasto con la luce all’interno delle mura, che richiama colori più accesi, dando allo spettatore un’idea di surrealismo.
Quando Daniels la abbraccia il ventre della moglie comincia a perdere sangue e acqua e dopo poco il suo corpo si polverizza tra le mani del marito. Questa scena così drammatica e tenera al tempo stesso è stata paragonata al Bacio di Klimt.

L’acqua è un elemento nascosto ma sempre presente: nel mare che sembra isolare l’ospedale dal resto del mondo, nella tempesta che si protrae durante tutta la permanenza dei due agenti, nella storia della paziente scomparsa che avrebbe annegato i propri figli, nelle immagini disturbanti di questo sogno, l’acqua non smette di tormentare Daniels infiltrandosi continuamente nei suoi pensieri.

Il protagonista, sempre più assalito dalla paranoia, dall’ansia e dal dubbio teme che nell’ospedale si pratichino esperimenti sui pazienti. Il sospetto diventa certezza dopo aver trovato in una delle grotte dell’isola Rachel Solando, la quale gli racconta di essere entrata nella struttura come dottoressa ma dopo aver scoperto le torture che i medici praticavano, aveva minacciato di denunciarli. Per questo era stata internata come paziente.

L’isola, vista dagli occhi di Daniels, diventa un mondo da cui è impossibile fuggire, una realtà parallela in cui viene dimenticata la vita al di fuori di essa. L’isola lo rende sempre più paranoico.

Il mare intorno a Shutter Island è profondo, scuro, tempestoso e impossibile da attraversare. Come le angosce di Daniels, le acque buie e increspate circondano quel piccolo mondo che è l’isola.

Elena Marras

[1] https://www.theguardian.com/film/2010/mar/11/shutter-island-review

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