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Gone Girl: ci eravamo tanto amati, poi odiati

Gone Girl (2014) racconta le dinamiche malate di una giovane coppia. Dopo l’improvvisa sparizione di Amy, suo marito Nick inizia la ricerca della donna scomparsa, salvo scoprire degli oscuri segreti e un diabolico piano orchestrato per metterlo in trappola.

Fotografia di Thiago Matos

Il film L’amore bugiardo – Gone Girl è una pellicola del 2014 diretta da David Fincher. Tratta dall’omonimo romanzo del 2012 di Gillian Flynn, ha ricevuto numerose candidature ai Golden Globe del 2015 e agli Oscar dello stesso anno, soprattutto per l’ottima interpretazione di Rosamund Pike nel ruolo di Amy, la protagonista.

La trama del film thriller-drammatico ha inizio quando Nick (Ben Affleck) ritorna a casa e scopre che sua moglie Amy (Rosamund Pike) è scomparsa nel nulla. La sua sparizione ha una grande eco anche sui media e sui giornali, dal momento che la donna è colei che ha ispirato “Amazing Amy”, un popolare personaggio di libri per bambini.

La prima parte della storia viene ricostruita grazie a una serie di flashback, che si intrecciano ai momenti salienti delle operazioni di ricerca di Amy. Lei e Nick si erano conosciuti e innamorati a Brooklyn, si erano sposati e trasferiti nella città natale di lui per star vicino alla madre malata di Nick. Entrambi, però, avevano perso il lavoro, Amy era diventata una casalinga e Nick era sia docente di giornalismo al college sia proprietario di un bar in città insieme alla sorella gemella Margo.

Il rapporto tra i due coniugi aveva subito un duro contraccolpo a causa della situazione finanziaria e Amy mostrava già profondi segni di insofferenza. Il giorno della sparizione, la donna aveva preparato la consueta caccia al tesoro come era da tradizione per ogni loro anniversario, salvo poi sparire nel nulla senza lasciare apparentemente alcuna traccia.

In realtà, le indagini avviate dalla detective Rhonda Boney iniziano a far emergere strani particolari: la casa, all’apparenza in ordine, nasconde segni di colluttazione che qualcuno ha cercato di far sparire in modo grossolano, nonché copiose macchie di sangue che erano state poi lavate via. Il sospetto a questo punto è che Amy sia stata assassinata.

La prima persona su cui ricadono i sospetti, soprattutto dei media, è proprio Nick, che con il suo carattere schivo non migliora la sua posizione. Il colpo di grazia arriva quando viene trovato il diario personale di Amy dove, giorno dopo giorno, la donna racconta quanto la vita di coppia insieme a lui fosse naufragata, tra pigrizia, infedeltà e distanza dei due. Racconta addirittura di certe dispute domestiche e allude alla volontà di comprare una pistola per proteggersi dal marito. Un ennesimo documento prova che Amy era anche incinta.

Dalla metà in poi la prospettiva della storia viene capovolta, e lo spettatore assiste alla fuga di una Amy viva e vegeta. La donna aveva progettato per lungo tempo un intricato piano per incastrare il marito, in modo tale che fosse accusato e condannato per l’omicidio della dolce e cara “Amazing Amy” (tradotto, in italiano, con l’espressione “Mitica Amy”). La sua fuga però non ha l’esito previsto e, a un certo punto, Amy deve far ritorno a casa escogitando un nuovo piano.  

In Gone Girl, la magistrale regia di Fincher riesce a trasmettere allo spettatore tutta l’ambiguità della vicenda. La psicologia dei personaggi è ben catturata dalle inquadrature e resa magistralmente dagli attori del cast, soprattutto Rosamund Pike, il cui ruolo richiedeva un’intensa interpretazione che lei è riuscita a reggere benissimo.

“Sono molto più felice ora che sono morta” dice Amy. La storia raccontata da Gone Girl mostra quanto possano essere complesse le dinamiche di una coppia, soprattutto quando si inseriscono dei contesti poco favorevoli al sostegno della stessa. La dinamica della vittima e del carnefice dovrebbe essere estranea a una relazione sana, ma le ambizioni e il carattere di Amy e Nick rende inevitabile che il loro rapporto si trasformi presto in una carneficina reciproca. Soprattutto psicologica, dal momento che lo stesso piano elaborato da Amy altro non è che una grande trappola per distruggere psicologicamente Nick e la sua reputazione, grazie anche ai media usati come strumento di condanna popolare.

La frustrazione di Amy nel vedere naufragare tanto le sue ambizioni quanto il suo matrimonio ha trasformato l’amore che c’era con Nick in benzina. La vita da casalinga, che chiaramente le sta stretta, le fornisce il tempo necessario per canalizzare tutta la sua frustrazione in un diabolico meccanismo per annientare Nick e, in qualche modo, anche sé stessa. La sua fuga, infatti, sarebbe terminata con la condanna a morte del marito, ma anche con il suicidio di Amy.

“Nick Dunne si è preso il mio orgoglio, la mia dignità, le mie speranze, i miei soldi. Non ha fatto altro che prendere finché non ho smesso di esistere. Questo si chiama omicidio e il castigo si è adeguato al delitto” sentenzia Amy, come fosse una giusta condanna che viene dall’alto. Ma anche lei, a un certo punto, dovrà scendere a compromessi, e ritornare in quel covo di menzogne che prima chiamava “casa”. I due amanti prima, ora vittima e carnefice, senza più sapere chi è l’uno e chi è l’altro, sono riuniti sotto lo stesso tetto e costretti a vivere una nuova fase del loro rapporto avvelenato.

Martina Costanzo

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