
I fenomeni atmosferici, in primis il sorgere del sole al concludersi della notte, hanno da sempre interessato gli artisti: a partire da Raffaello che nella sua crocifissione Gavari ha raffigurato sole e luna come alfa e omega, continuando con gli impressionisti e i romantici, ma anche ai giorni nostri in cui le discussioni sul clima e sull’ecologia, sempre più presenti, sono spunto di sperimentazione.
Nel 1863 la giuria del Salon ufficiale dell’Accademia parigina rifiutò di esporre una notevole quantità di dipinti (circa 3000, secondo le fonti) e, di conseguenza, l’imperatore consentì un’esposizione parallela, il Salon des Refusés, una prima apertura verso l’arte non tradizionalista, nella quale presentarono le loro opere quei pittori che successivamente sarebbero stati denominati impressionisti [1].
La corrente impressionista, tuttavia, nacque ufficialmente nel 1874 quando, nello studio del fotografo Nadar, venne organizzata la prima esposizione sistematica dei lavori di quegli artisti (in quella circostanza furono 13 e tra questi, oltre Monet, Renoir, Pizzarro, Manet etc).
Il termine impressionisti venne scelto dai pittori fondatori di quella famosa corrente artistica, utilizzando – e stavolta in positivo – un epiteto dispregiativo affibbiato loro da un giornalista che sottolineava in termini negativi il loro modo di rappresentare la realtà su tela ritenendolo non concluso, con tratti e colori accennati e quindi in buona sostanza etichettandolo come una mera impressione che, a suo dire, ironicamente, non impressionava.
Nel coniare il termine impressionisti il giornalista si ispirò ad un quadro di Monet: Impression, soleil levant.
Il quadro venne dipinto, con veloci pennellate, nel 1872 insieme ad altre tele tutte raffiguranti il porto di Le Havre nei vari momenti del giorno: l’alba (per l’appunto oggetto della tela in questione), i momenti centrali del giorno, il tramonto, la notte. Tele tutte presenti nella famosa esposizione del 1874.
Una catena, quindi, di opere che dimostra come l’unità del giorno possa considerarsi un mosaico delle diverse parti della giornata stessa e dia l’occasione al pittore di esercitarsi sulle diverse modalità di rappresentare la natura e il tempo fisico, oltre che lo spazio circostante. La luce – e questo è ancora più vero per il quadro in questione e per la corrente impressionistica – viene fuori dal buio ed ha una luminosità cosi piena che non può che essere contagiosa. Il quadro è pervaso dal sole nascente, nella parte alta e centrale della tela, come a sottolineare quanto sia importante l’incipit di ogni nuova giornata.
Un grande sole arancio che illumina e schiarisce tutta la natura intorno: il porto, il mare, il cielo, le barche dei pescatori che al mattino rientrano con il frutto del loro lavoro, persino gli edifici sullo sfondo. Azzurro e arancio sono declinati e si fondono in perfetta simbiosi, si può considerare un contrasto di colori complementari.
Impression, soleil levant può, tra l’altro, considerarsi un compendio della poetica impressionistica in quanto in esso sono riuniti i valori artistici portati avanti da quel gruppo di autori: l’approccio naturalistico e antiaccademico, la raffigurazione dell’immediata impressione del vero, l’uso della pittura all’aria aperta (en plein-air), ovvero la rinuncia alla luce artificiale dell’atelier ed allo stesso chiaroscuro in favore di ombre colorate, con una fusione totale di oggetto e spazio. Monet seguì dunque le indicazioni di Michel Eugène Chevreul: lo scienziato suggeriva, infatti, di accostare colori puri, utilizzare contrasti di colori complementari e simultanei e non utilizzare il nero. Questi accorgimenti permisero di creare immagini retiniche più efficaci nel rappresentare impressioni luminose della realtà.
Del resto, sono molti gli artisti che prendono a oggetto d’opera d’arte il sole e più generalmente le sfumature della luce e i fenomeni atmosferici. Un autore contemporaneo, Olafur Eliasson, ha realizzato numerosi lavori che affrontano questi temi messi in relazione con lo spazio circostante e con la percezione che di questi ha l’occhio umano [3].
“Quando il linguaggio artistico mette al proprio centro lo spazio e i suoi utenti, può facilmente interagire con l’architettura, la scienza, il design. Può anche sollevare questioni sociali, politiche, ecologiche, estetiche ed etiche: qualsiasi ambito della realtà diventa un potenziale collaboratore e offre terreno da esplorare.” [4] Questo il suo concetto d’arte, che si sposa perfettamente con le sue effettive opere.
In particolare, nel 2003, viene collocata presso la Tate Modern di Londra un’istallazione che, per certi versi, ricorda la tela sopra citata di Monet, sia per via del fatto che protagonista indiscussa è la luce solare sia perché, anche in questo caso, il termine chiave è impressione. Si tratta di The Weather Project, un progetto di Eliasson che mira a creare per l’appunto l’impressione di ritrovarsi in una sala al chiuso ad osservare un gigantesco sole abbagliante, la cui luce è tanto forte da pervadere ogni angolo della stanza.
Nei fatti, è un grosso pannello semicircolare retroilluminato, posto in una sala dove il soffitto è coperto da pannelli riflettenti che danno l’impressione che la superficie illuminante e il volume della sala siano raddoppiati. I visitatori si trovano così quasi dentro l’opera stessa, circondati dalla luce gialla e nera delle lampade monocolore e immersi in un’atmosfera da quadro impressionista.
Marta Casuccio
[1] https://www.mam-e.it/dizionari/dizionario-arte/dizionario-arte-salon-des-refuses/
[2] https://www.raicultura.it/arte/articoli/2018/12/Larte-fenomenale-di-Olafur-Eliasson-f5819d67-d08d-405e-be83-7476a8161a38.html
[3] http://artesatura.altervista.org/olafur-eliasson-luce-sensi/