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Ariete ascendente Cuore Alaska

Arianna Del Giaccio (nome in codice: Ariete), è una fresca icona dell’indie pop italiano. Con un album in studio e due EP, la cantante, laziale, classe 2002, sta riguadagnando in fretta la possibilità di vivere l’esperienza sui palchi che si merita, dopo la frustrante attesa dovuta al blocco di tutti gli spettacoli dal vivo durante la pandemia di Covid-19.

Cantante intollerante delle etichette pruriginose e rappresentante della Generazione Z, Ariete è svantaggiata e privilegiata al tempo stesso dal fatto di essere un’artista molto giovane. La sua breve esperienza è stata minata dallo scoppio della pandemia nel 2020, periodo in cui pur di registrare Spazio (2020), il suo primo EP con Bomba Dischi, si è accontentata dell’app Garage band e del microfono degli auricolari. Eppure è bastata la necessità di comunicarsi – assieme al talento, ovviamente – per comporre canzoni solide di significato.

«Mi rivedo un sacco nei tuoi testi» è il complimento più frequente che si sente dire. Ariete è un diamante grezzo dalla voce tenue che agisce come una carezza sonora, con l’effetto di scaldare dolori col tempo cristallizzati, ma mai persi davvero. Con la sua playlist, persino un cuore Alaska, come canta lei stessa in Mille guerre, può riprendere a battere: la malinconia si riaccende e si mescola col sollievo di essere compresi fino in fondo. La dimensione della distanza dalla sua musica, senza gli spettacoli live, ma con dirette in streaming e il rilascio di singoli e brevi EP, ha rafforzato il legame con il suo pubblico indie, andando a compensare una parte di quella vita da musicista in tour con una forte intimità nata proprio dalla musica. Ariete ti abbraccia con le sue parole, ti fa scoppiare a piangere e ti canta un’altra canzone come se ti offrisse un fazzoletto per asciugarti il viso – col risultato di nuotare fra le lacrime.

«Ariete è solo Arianna che canta». Specchio (2022) è il disco che riflette sia Arianna che Ariete e scatta una fotografia della cantante in quel momento della sua crescita personale ed artistica. Non è lineare nel suo tema, c’è di tutto della sua vita da ventenne, ma racchiude il suo sé nella sua interezza. Il suo terzo EP tocca il momento della sua carriera musicale in cui deve confrontarsi con se stessa, ma la cantante ha le idee chiare. Ciò che interessa ad Arianna alias Ariete è la naturalezza della musica, la libertà con cui affiora il suo modo di essere accompagnata da una chitarra o un pianoforte. E lo specchio che intende offrire è rivolto anche a chi l’ascolta: diventa facile sentirsi coinvolti nelle sue canzoni.

L’ingrediente segreto delle sue canzoni, data la semplicità del personaggio che espone, non sta solo nell’esplicitare che ogni sua canzone d’amore è rivolta a una ragazza, cosa per cui risulta molto originale nel panorama musicale italiano: specificare di dedicare le canzoni alle ex è la cosa più naturale del mondo per Ariete. Il trucco del suo successo, invece, sta nel coraggio di svelare le proprie debolezze. Nell’ascolto di una qualsiasi delle canzoni di Ariete, si affronta subito la fragilità del suo vissuto: l’insicurezza della sua giovinezza, il dolore di un cuore infranto molteplici volte e una miriade di memorie che vorticano senza più sostanza – se non nella musica. Spifferi dice che un ricordo persistente «non va più via, non va più via» come una cicatrice: l’immagine nitida di una sera assieme a una sua ex ragazza si apre a chi ascolta questo brano:

E non va più via
Quel ricordo che avevo di noi
Quando calava il buio, e senza niente intorno
Quella voglia che avevo di urlare
Pararti le spalle, sorreggere il mondo

Le sofferenze che hanno segnato l’artista hanno lasciato un graffio anche sulla sua città. Roma è il cronotopo della sua vita ed è infestata di fantasmi a cui lascia il posto a fianco in metropolitana e con cui, poco per volta, si sta riappacificando:

Associo Roma a cose brutte, ma non posso andarmene
Ho demoni e il volto distrutto, e non so liberarmene
Se salgo sulla metro, lascio un posto vuoto anche per te
Magari torni e ci incontriamo, e tu ti siedi accanto a me

Nel ritornello di questa canzone intitolata Pillole (da Spazio, 2020), la stazione Termini, un non-luogo per eccellenza, è il punto d’incontro con il passato:

È da quando tu mi hai detto: “Basta”
Che giro Termini aspettando te

La frustrazione di debuttare durante la quarantena del 2020 segnerà per sempre la sua carriera musicale, con live mancati che avrebbero fatto sbocciare il suo progetto in maniera più viva, incontri con altri artisti e interviste solo via Skype per due anni. Eppure, Ariete dichiara di sentirsi a suo agio con l’idea di avere un’intimità col suo pubblico, che la capisce e condivide le sue esperienze, rispecchiandosi nei suoi brani piuttosto che con l’idea di compiacere la massa. La ricetta dell’artista più di successo non è il suo scopo, la moltitudine in sé non le interessa, ma se la moltitudine è sinceramente colpita e affondata dagli stessi sentimenti che stanno al cuore delle sue canzoni, allora sì. Per lei conta. Il tour del 2021 l’ha dimostrato. L’adrenalina dei suoi primi veri concerti l’ha spinta a fare un passo avanti verso i featuring con Franco126 e Madame per l’ultimo EP, e man mano il suo sound unico è andato a combaciare con un messaggio universale, come ha dimostrato nelle sue esibizioni in gara tra i big di Sanremo 2023.

Teresa David

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