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IL LATO SINISTRO DELLA PAPPAGORGIA

Opera di Silvia Farina

Un brano per accompagnare la lettura:

Brano scelto da Mattia Sonzogni, editor musicale

Le inquadrature del viso sono sempre le stesse: una foto dall’alto, lato destro del volto, bocca semiaperta, sguardo apatico; una ripresa dal basso, collo stirato con mento all’insù, sguardo annoiato verso la fotocamera.
@krist_ta_ posta circa una foto a settimana. La luce è sempre bianchissima, le fa la pelle inesistente, da fantasma. Anche le inquadrature del corpo sono sempre le stesse. Le descrizioni delle foto, poi, sono scritte in un linguaggio segreto che @kris_ta_ condivide con altri profili che le lasciano commenti sotto i post. Cliccando sui loro nomi si accede a raccolte di volti e di corpi in pose un po’ diverse, ma con la stessa pelle-fantasma e lo stesso sguardo apatico.
@krist_ta_ è l’username di Maria Cristina.

Post: 49 Follower: 1417 Seguiti: 846
Bio: emoji di un alieno

Maria Cristina controlla almeno dieci volte al giorno che i post condivisi e i commenti lasciati siano in linea con la personalità di @krist_ta_. Se non lo sono, li cancella.
Il telefono vibra, c’è una notifica. La sua amica Pina l’ha taggata in una foto. Si apre l’immagine di tre persone sedute al tavolino di un bar, sulla sinistra c’è Pina sorridente in primo piano, e in secondo piano un’altra amica dell’università. Sulla destra, seduta su una sedia di plastica bianca da villeggiatura estiva, c’è la terza persona. È presa di profilo, da sinistra. Maria Cristina fissa l’immagine sconcertata. Non si era accorta che qualcuno le stesse scattando una foto.
La persona nella foto è seduta con la schiena curva e nella maglietta sottile, stretti nella morsa tra il ferretto del reggiseno e la vita anelastica dei jeans, spuntano due rotoli di ciccia. La ragazza sorride in modo sguaiato, le si vede il doppio mento. Maria Cristina ingrandisce l’immagine con due dita sullo schermo. Un doppio mento proprio lì, un bel succulento arco di circonferenza di pappagorgia strabordante su cui salta fuori la targhetta grigia in trasparenza del tag @kris_ta_.

@kris_ta_ non ha il doppio mento. @krist_ta_ è perfetta nella sua pelle-fantasma, Maria Cristina ha scariche elettriche di piacere dieci volte al giorno quando controlla le foto postate e guarda i contorni e i colori e quei contorni e quei colori e quella sostanza sono lei, devono essere lei.

Maria Cristina apre Whatsapp. Scrive a Pina.
Maria Cristina: amo ti prego ti scongiuro cancella la foto che hai appena postato su Instagram
Maria Cristina: sto malissimo, la odio
Maria Cristina: non sembro neanche io ti prego
Maria Cristina: ti giuro che non esco più di casa
Pina non risponde. Maria Cristina riapre Instagram, sono passati già dieci minuti. Va nelle foto taggate e la persona con il doppio mento e i rotoli di ciccia è ancora lì. Le dà fastidio.
Allora torna sulla pagina principale di @kris_ta_. Guarda ogni foto postata, ma non ha lo stesso sapore che aveva dieci minuti fa. Quindi apre una delle sue foto migliori, una di quelle che le dà le vibrazioni più piacevoli. È una foto di cinque mesi fa, che la ritrae accovacciata con una mano davanti al volto, mentre attraverso le dita spuntano frammenti di viso perfetti – pelle bianchissima, occhio inespressivo, labbro turgido. Lo sfondo è traballante, ma lascia intuire la presenza di un edificio in rovina, un luogo eccitante, misterioso e soprattutto inaccessibile a chi guarda. Le avventure di @kris_ta_ in quel luogo si possono solo immaginare. Immaginare e invidiare.

La foto a Maria Cristina l’aveva scattata suo padre. Erano passati davanti a una rimessa abbandonata sulla strada per andare a smaltire il vecchio fornello a gas all’isola ecologica. Lei gli aveva dato il suo telefono con la fotocamera aperta: “Dai, per favore, fammi una foto qui davanti, è per uno scherzo tra me e Pina”. E il padre controvoglia aveva scattato.
Due foto, la seconda con lo sfondo un po’ mosso. Maria Cristina aveva iniziato a editarla già in macchina nel tragitto verso casa. Era venuta fuori un’immagine perfetta: 182 like e 12 commenti, di cui tre di account di persone con la pelle-fantasma che le chiedevano dove fosse quel posto fighissimo. La foto a Maria Cristina l’aveva scattata suo padre; @kris_ta_ aveva vissuto l’avventura, e non c’era niente che dimostrasse il contrario, fino a dieci minuti fa. Adesso ci vedeva quell’estranea dal doppio mento e dalla risata sguaiata, con i denti scoperti non perfettamente bianchi. Una persona così patetica da farsi scattare le foto dal padre, una alla quale non sarebbe mai capitata un’avventura in tutta la vita.

Maria Cristina apre i commenti della foto. Il terzo è di un account che si chiama @famoxfomo, lei lo ammira tantissimo perché posta delle foto incredibili, spesso in luoghi che spalancano nella mente i cancelli di una fame animalesca di vita, difficili poi da richiudere.
Apre l’ultimo post di tre giorni fa. È una foto dall’estetica magica, Maria Cristina vorrebbe calarsi dentro lo schermo per coincidere, in estasi, con quell’immagine. Nella descrizione del post è taggato l’account del fotografo, Maria Cristina apre il suo profilo. Scorre tra i servizi fotografici, tutti ugualmente magici, tutti desiderabili. Scrive un messaggio in privato al fotografo, gli chiede come fare per organizzare un piccolo set, una decina di foto, e qual è il preventivo.

Il telefono vibra. Pina ha risposto su Whatsapp.
Pina: amo premetto che secondo me stavi benissimo, però ho cancellato la foto così sei più tranquilla cuore cuore
Pina: comunque scendi, stiamo venendo io e Manuela al bar sotto casa tua
Maria Cristina riapre Instagram. Va nelle foto taggate, la foto di Pina non c’è più. Torna sulla pagina principale di @krist_ta_. Pensa che, tutto sommato, da questa brutta mezz’ora ne ha ricavato il coraggio per scrivere a quel fotografo fighissimo. Tra poco sul suo profilo comparirà un post perfetto. La foto nauseante non esiste più. Va tutto bene.
Va nell’ingresso, prende il cappotto dall’attaccapanni, infila il braccio destro nella prima manica, poi fa per infilare il sinistro ma il cellulare le scivola di mano e cade per terra. Cazzo, speriamo non si sia rotto. Si piega, lo afferra, preoccupata di scoprire lo schermo in frantumi. Sembra integro, che sollievo. Per conferma lo inclina e lo guarda di traverso. Il profilo sinistro dell’estranea la fissa, per un secondo, riflesso nello schermo spento. Ha il doppio mento. Svanisce appena lo schermo si illumina.

Racconto di Claudia Dell’Acqua
Editing di Martina Costanzo


L’autrice

Claudia Dell’Acqua è nata a Matera nel 1998, città che ha lasciato a diciotto anni per studiare all’università. Si è trasferita prima a Torino e poi definitivamente a Roma, dove vive oggi. È all’ultimo anno della facoltà di medicina.

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