Achille Lauro è un’identità potente per molte ragioni. Rapper e cantautore italiano, si è fatto strada nel panorama musicale negli anni a partire dal 2013, riuscendo a conquistare il pubblico pop grazie alla sua fluidità identitaria e alle importanti collaborazioni nel suo campo.
Nel progetto musicale di Achille Lauro è stato fondamentale una pietra preziosa, presente assieme a lui anche nelle esibizioni del 69* e del 70* Festival di San Remo: il chitarrista e produttore Boss Doms. La coppia, incondizionatamente unita nel lavoro e nella vita grazie a un’amicizia profonda e radicata nel tempo (si incontrarono da bambini… in Chiesa), inizia il sodalizio musicale nel 2016 con l’album Ragazzi madre. Purtroppo per molti fans, Lauro e Boss Doms si separano, ma in armonia, proprio nel 2020, per intraprendere strade diverse, e per incontrarsi di nuovo, forse, più in là. I due, in continua connessione l’uno con l’altro, ma percorrendo binari paralleli, hanno dichiarato di non voler mai essere etichettati da un genere musicale e, per lo stesso principio, hanno visto il distacco reciproco come l’unica via possibile per poter realizzare ognuno i propri obiettivi musicali.
Così, sia Boss Doms che Lauro iniziano le loro carriere un po’ più soliste dal 2020, seppur mantenendo un forte legame artistico. Ma il lavoro che li ha fatti abbracciare per la prima volta è l’album di quattro anni prima, Ragazzi madre, simbolo del loro cammino comune. Un album trap e hip hop tipico dello stile grezzo dei primi lavori di Achille Lauro, oltre che ad essere il primo pubblicato con l’etichetta No Face Agency fondata da lui stesso. A parte il raffinato lavoro tecnico di produzione firmato Boss Doms, principale collega di Lauro, l’album contiene la collaborazione di artisti come Gemitaiz, Fred De Palma, QBP, Simon P, Coez e Sedato Blend. Ognuno di questi dà la propria voce per il tema dell’album: le storie di ragazzi di strada e della droga che li travolge, topic richiamato dagli ovuli di cocaina sulla copertina dell’album.
Gli enfant terrible delle strade e i loro amici del quore sono i protagonisti dell’album. Sono mossi dalla loro voglia di cambiare il mondo che li circonda, oltre che dalla forza che devono crearsi da sé per poterlo fare, data la mancanza di figure di riferimento genitoriali che possano sostenerli. I ragazzi madre sono quelli che se la cavano da soli e danno il loro sostegno a quelli ancora più giovani. Non si tratta però solo di storie di strada, bensì di vite che crescono sole anche in contesti fortunati. Lo stesso Lauro sostiene di essere cresciuto così, dai ragazzi madre, da cui inoltre è stato influenzato musicalmente. L’album però non deve essere interpretato come un racconto autobiografico. L’intento è quello di rappresentare, anche in maniera dettagliata e profondamente consapevole, i ragazzi di quartiere che condividono una vita distorta.
Il brano che dà nome all’album è anticipato da un Prequel, un pezzo introduttivo sufficiente a presentare un’idea del lavoro di Lauro:
Me ricordo l’inizio, fu amore subito
Volevo i soldi che non avevo mai visto, le cose che non avevo mai fatto
Le prime volte mi ricordo, a quattordici anni me sentivo ricco co’ cinquanta euro
Quando li ho avuti in mano fu tipo la prima scopata
E quello fu il concepimento
La roba che vendevamo fecondava le strade, poi le zone
Ho tenuto in pancia questi bambini
Aspettando che le acque si rompessero
[…]
Prendere i soldi, ridarli, poi riprenderli, ridarli
Questi palazzi li ho visti solo di notte
Gli amici scomparivano e non sai neanche tu il perché
Vederli finire così fu il travaglio prima dell’obiettivo finale
Il tono è severo, ma ironico a tratti, mentre racconta attraverso la metafora del concepimento e della nascita una realtà vissuta sulla pelle e non vista da lontano. Non è semplice rivelare se stessi e il proprio passato, neanche quando questo ti avvicina a così tanti altri nati come te e che come te cresceranno, cercando qualcosa di grande: “Dovevamo essere di più, e quello fu il parto”.
I “pusher prematuri” del brano che dà il nome alla raccolta dell’album Ragazzi madre sono ritratti così, con l’obiettivo di sbarcare il lunario assieme ai loro Amici del quore (titolo di uno dei brani), senza pensare al pericolo che viene incontro. “Per i soldi muoiono determinati” dice Lauro con schiettezza disarmante: i ragazzi protagonisti sono uniti da una fratellanza che rimane solida fra le insidie delle loro vite, ma anche dal sogno comune di diventare ricchi sfondati e di avere una rivincita sulla vita, come è raccontato in Maharaja o la più francofona Teatro e cinema.
Eppure un tono drammatico non manca con l’introduzione CCL Prequel che apre il sipario a una scena più cruda:
Vi racconto una storia
Gli eroi muoiono
Scordatevi quelle stronzate da cinema
Sulla strada, il rispetto.
CCL è la più forte, la più arrabbiata, come si può capire dal suo testo molto esplicito:
Sono stato da solo
Stare da solo finchè
Ho aspettato che il vento soffiasse che il vento portasse gli amici lontano
Che quello che ho in mano bruciasse le mani
Che quello che ho fatto bruciasse i ragazzi
Che quelli che amavi diventassero quelli che odiavi che cazzo ne sai?
Il vento che tira e le vele si strappano
Quando le spieghi e non c’è
Ne madre che stringa suo figlio ne padre che sappia suo figlio chi è
E questi bambini che corrono strade si incrociano i destini fottono questi bambini
Che crescono in fretta come poi muoiono prega per noi
E l’oro che ho addosso che pesa quintali
A queste puttane si accecano gli occhi
Ho visto i miei amici morti solo per soldi
Dei ricordi che non vorresti mai come ricordi
“Ricordi che non vorresti mai come ricordi” canta Lauro. Eppure, dei ragazzi madre il cantante non si vuole dimenticare, con la ferma convinzione che anche gli incubi nella vita servano, e che trasformarli in musica è il modo che ha trovato di farli rinascere dalle loro ceneri.
Teresa David