Nel periodo della Belle Époque, Parigi è tappezzata di vari manifesti del Moulin Rouge, teatri d’ombre e cabaret, realizzati da artisti di vario genere. Tra questi spicca Théophile Alexandre Steinlen, artista che viene ricordato per le sue litografie, perché ha saputo rappresentare al meglio quello stravagante e artificioso lato di Parigi, nascosto dalla vita urbana cittadina, che riflette lo spirito decadente della fin de siècle.
Nel 1896 Steinlen realizzò una litografia a colori per Le Chat Noir, un locale che, aperto nel novembre 1881, iniziò ospitando pittori e poeti e servendo loro vino di poco pregio. Le Chat Noir si trasformò in un cabaret, che si trasferì successivamente in un fabbricato di tre piani all’interno del quale venne allestito anche un teatro di ombre a colori che rappresentò veri piccoli capolavori.
Il nome è particolare: per alcuni richiama il gatto nero che Salis trovò sul marciapiede durante i lavori; per altri, il nome e il simbolo del gatto nero sono ripresi da un disegno trovato su un muro durante i lavori di restauro di un precedente locale.
Nella litografia di Steinlen l’intento è quello di attirare il pubblico in un mondo di piaceri e di perdizioni che nei cabaret parigini dell’epoca costituivano l’antidoto alla paura e alla superstizione, un mondo dove la maggior parte dei poeti ed artisti si poteva recare per divertirsi.
Il soggetto della litografia Le Chat Noir è proprio un gatto nero, animale molto amato da Steinlen e simbolo, da secoli, di superstizione. Ma l’artista, in questo caso, utilizza il simbolo del gatto non per incutere bensì per esorcizzare una volta per tutte paura e superstizione.
Leila Ghoreifi