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I millennials di Sally Rooney in “Parlarne tra amici”

Frances e Bobbi, migliori amiche ed ex amanti, iniziano a frequentare Melissa e Nick, coniugi trentenni con un matrimonio in rotta di collisione, e da quell’incontro le relazioni si complicano e intrecciano.
Sally Rooney disegna per il suo esordio narrativo un
ménage à quatre nella moderna e vorace Dublino.

Fotografia di Giulio Foderà

Le prime parole di Parlarne tra amici sono il binomio «Io e Bobbi»: il romanzo è il racconto di cosa ne sarà di quell’incipit.

Frances ha ventun anni, studia Lettere al Trinity College e ha un rapporto apparentemente pacifico e amichevole con Bobbi, sua coetanea ed ex ragazza. Bobbi è brillante, ha le idee chiare, è dichiaratamente lesbica, anarchica con tendenze comuniste e figlia di un alto funzionario del ministero della salute irlandese. Una generazione, quella dei millenials, alla ricerca convulsa di definizioni che la salvino dalla confusione turbolenta dei vent’anni. I personaggi di Parlarne tra amici parlano molto, hanno opinioni salde e sanno dove inquadrarsi, ma la realtà li contraddice in continuazione e loro, segretamente, sono felici di andarle incontro.

Sulla falsariga delle categorie cui ricorrono i protagonisti del romanzo d’esordio della giovanissima Sally Rooney, Frances è, inoltre, figlia di una famiglia disfunzionale, con padre alcolizzato assenza ingombrante della sua vita, bisessuale, comunista. Preferisce far parlare Bobbi e ascoltare la sua verve vivace. Soprattutto, Frances è senza personalità o almeno, così lei stessa – voce narrante – ribadisce in più punti del romanzo. Ma il lettore – che si ritrova immerso nelle maglie di un monologo interiore inframmezzato da dialoghi, chiamate al telefono, email e scorci descrittivi – è costretto ad interfacciarsi con questa presunta mancanza di personalità e si rende ben presto conto dell’inganno, perché Frances in realtà ha un’interiorità esplosiva e penetrante, difficile. Così impara a interpretare i silenzi, i gesti, gli sguardi che Rooney semina nel récit per dare respiro alla narrazione e spostare il focus oltre quello che l’occhio di Frances coglie od omette. Frances, infatti, è un narratore inattendibile e la storia si dipana anche nel non detto.

Nick e Melissa, invece, sono artisti – attore lui e scrittrice lei –, hanno trent’anni e trascinano avanti come un corpo morto il matrimonio, rivitalizzato dall’entrata in scena delle due ragazze, che conoscono per via dei reading poetici in cui si cimentano le due e con cui iniziano ad intrecciare relazioni ambigue e frustrate – in particolare Nick con Frances. I personaggi si muovono nel reticolo della Dublino degli ultimi anni, nel quadro frizzante e liquido della fauna artistica della capitale irlandese, colta nel difficile tentativo di emancipazione da una cultura legata in modo indissolubile alla religione cattolica. Rooney non approfondisce ed evita di cadere nel didascalico, ma si serve di lapidari ed efficaci richiami al presente, funzionali a contornare le contraddizioni della città di Leopold Bloom: la controversa questione dell’aborto, il problema dell’aumento del costo degli affitti, la piaga sociale dell’alcolismo, la discutibile politica estera.

Ciò che invece viene esplorato con scavo chirurgico sono le tematiche legate alla salute e al corpo. Il corpo, infatti, viene analizzato in ogni suo aspetto: dall’estetica alla percezione psicologica che di esso si ha, dal dolore fisico al disturbo mentale. Rooney si muove con scioltezza in questa dimensione, mostrando la sensibilità che la sua generazione – la stessa del romanzo – ha nei confronti del tema.

Parlarne tra amici esce nel 2017 per Faber&Faber, Einaudi ne acquisisce i diritti e lo porta in Italia l’anno successivo, collocandolo significativamente nei Supercoralli. Il libro è un successo e in poco tempo esce l’edizione tascabile. Commedia sentimentale post facebookiana, romanzo d’ambiente cadenzato dal costante e irresistibile chiacchiericcio dei protagonisti, ma anche romanzo epistolare sottoforma di email, Conversation with friends consegna alle lettere una rarità, ossia uno scrittore generazionale. Dal romanzo emerge il ritratto di una generazione, quella iper consapevole e precaria dei ventenni nati negli anni ’90, circondata da costanti stimoli e dall’insicurezza su cosa farsene in fin dei conti. Sally Rooney esordisce con una scrittura che mostra più che indagare, canalizzando nell’analisi e nella dissoluzione del concetto di coppia le ansie, le passioni e gli stordimenti degli ultimi giovanissimi. Perché, d’altronde, come dice Melissa a Frances, «hai ventun anni, dovresti essere catastroficamente infelice».

Giulia Annecca

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