Ferro 3. La casa vuota è un film del 2004 scritto e diretto da Kim-ki Duk, sceneggiatore, regista e produttore sudcoreano. I due protagonisti Sun-hwa e Tae-suk si lasciano ammaliare l’uno dalle qualità dell’altra senza mai sentire il bisogno di parlarsi. Si conoscono nel silenzio.
Sun-hwa è moglie di un uomo d’affari violento e possessivo che, anche quando è lontano da casa, lascia messaggi sulla segreteria telefonica inondandola di parole prima offensive, poi d’affetto, rendendo in tal modo chiari i sentimenti contrastanti che prova nei confronti della moglie e, in generale, del sesso femminile. Tae-suk vive intrufolandosi nelle case di sconosciuti mentre questi sono in vacanza o via per lavoro. Le sue permanenze sono ormai diventate un rituale composto da diversi passaggi che lo fanno sentire, anche per pochi giorni o solo una notte, come il vero padrone di casa; dal riordinarla – addirittura aggiustando gli oggetti rotti che vi incontra- fino a fotografarsi insieme alle foto dei veri proprietari.
È così che i due si conoscono, ognuno nei propri rituali di silenzio nella casa di Sun-hwa. Lei capisce da subito che Tae-suk non è un intruso, ma un salvatore ignaro che la porterà lontana dal vero intruso nella sua vita: il marito. La storia dei due fuggitivi non ha bisogno di parole; è un racconto fatto di sguardi, carezze e baci. Di pianti e di sorrisi. In questo modo i due innamorati sono resi estranei al resto del mondo che sembra sempre in stato di conflitto, mentre loro riescono a raggiungere un perfetto stato di equilibrio attraverso l’assenza della parola.
Questo tipo di rapporto permette loro di lasciarsi trasportare completamente dalle emozioni, dagli istinti e dall’empatia, riempiendo fisicamente il vuoto creato dal silenzio coi loro sguardi e i loro corpi. Tutta la cura che verrebbe focalizzata sulla parole viene reindirizzata su un altro tipo di comunicazione, molto più primitiva e spontanea, per la quale non si può mentire, ma ci si può solo affidare l’uno all’altra. La delicatezza e la sensualità emergono grazie a loro in un contesto violento, bugiardo e volgare.
L’attrazione tra i due è fortissima ancora prima di trovarsi faccia a faccia. Sun-hwa segue il ragazzo in casa sua senza farsi notare, osservandolo mentre è nella vasca da bagno e ammirandolo; Tae-suk rimane immediatamente affascinato dalla bellezza della donna quando trova un suo ritratto appeso a una parete e un album fotografico che la ritrae nuda come un essere completamente inerme e innocente. Per questo, quando finalmente Sun-hwa rivela la sua presenza nella casa, il ragazzo non è né spaventato né intimorito, ma sente subito il bisogno di proteggerla e tra i due si crea subito sintonia e complicità.
Si instaura un gioco di seduzione silenzioso a cui i due partecipano facendo crescere sempre di più l’attrazione, il desiderio sessuale e il sentimento, creando un legame indissolubile non solo tra di loro, ma anche con i luoghi che hanno contribuito a dar vita alla loro relazione.
Il rapporto che si crea è idilliaco: in un mondo in cui la parola è tutto e rende ogni cosa reale, è solo l’assenza di essa che può far sognare.
Elena Marras