Diversamente dai classici topos ricorrenti sulla tematica della seduzione, il Kunstmärchen Undine ne tratta l’aspetto più profondo e ineguagliabile: il primo passo del viaggio verso l’accesso all’anima.
La favola Undine, masterpiece dell’autore franco-germanico Friedrich de la Motte Fouqué, dispiega tra le proprie pagine tutti i romantici stereotipi tipici del Kunstmärchen, tra cui non mancano paesaggi incantati e atmosfere magiche, che regalano però al lettore molto più di una semplice fiaba. Si narra infatti la storia di una ninfa acquatica che, a causa dell’origine elementale del suo spirito, è confinata ad un’identità animale che la separa nettamente dal concetto di umano.
In accordo con le teorie di Paracelso esposte nel trattato “Scritti alchemici e magici”, i demoni appartenenti ai quattro elementi differiscono dagli esseri umani proprio perché mancanti di quella caratteristica tanto fondamentale: l’anima. Il soffio vitale che contraddistingue il genere umano può tuttavia essere ottenuto dalla ninfa acquatica tramite il Martenehe, il matrimonio celebrato tra un uomo ed un essere soprannaturale.
Così Undine, l’omonima protagonista, cresce giocosa e ingestibile sotto la guida dei suoi genitori adottivi, due anziani pescatori presso cui dimora umilmente, quando, in una notte come tante altre, si imbatte in cerca di un rifugio il cavaliere Hildebrando.
L’incontro tra la ragazza, dal fascino quasi perfetto, e il nobile avviene fra parole allusive e continui stuzzicamenti da parte della ninfa, tanto bella quanto impertinente e curiosa di conoscere la storia del forestiero.
I due risultano fin da subito legati da un’unione impercettibile ma particolarmente forte; tanto che in seguito alla fuga della giovane, offesa dai continui rimproveri del padre, è lo stesso cavaliere a dimostrare una grande preoccupazione seguita da un senso di profonda felicità nel riabbracciare la bella amata.
È proprio la natura indomabile di Undine ad ammaliare Hildebrando, che viene accarezzato da quella natura semplice e frizzante che lo libera dai suoi doveri e dalla sua rigida posizione sociale. La seduzione di Undine si presta a far tendere le braccia del cavaliere verso l’inflessibile e dolce ninfa acquatica che, nonostante sembri tanto sensibile, dimostra di essere in realtà battagliera. Difatti lo spirito elementale acquatico è talmente puro nella sua essenza cristallina e fugace, da creare una tale dipendenza nello stesso Hildebrando da fargli dimenticare i propri obblighi verso la dama Bertalda, sua promessa sposa.
Una volta ritrovata, sia fisicamente che sentimentalmente, la coppia si lascia abbandonare ad un bacio passionale tra le frasche del paesaggio naturale.
Il continuo gioco erotico per il quale la ninfa riesce con i propri intrattenimenti a sedurre il cavaliere, si trasforma ben presto nelle nozze tra i due. Durante i preparativi la natura fluida della giovane sarà contemporaneamente croce e delizia del futuro sposo: il comportamento ingestibile ma particolare della ragazza rappresenta proprio quella caratteristica che la rende così unica, tanto da ricevere sempre il perdono di Hildebrando per i suoi atteggiamenti fin troppo scherzosi.
Sarà proprio il fantomatico ed atteso Martenehe ad offrire infine ad Undine un dono inestimabile: l’anima.
Tale metamorfosi vedrà poi il completo distacco tra il precedente spirito implacabile e la perfetta donna caritatevole e rispettosa cui l’amore ha dato vita. La tentazione qui non viene usata come arma per colpire un possibile avversario o complice al fine di perseguire i propri scopi, bensì rappresenta un ausilio fondamentale perché la ninfa possa elevarsi per essere così destinata, dopo la sua morte, allo stesso regno cui sono promessi gli uomini.
La bella giovane, ora estremamente pura, non sarà più relegata alla semplice accezione di ninfa confusa nel proprio elemento, come parte estesa di una sola materia.
Undine ha attirato il cavaliere nella sua vita attraverso la bellezza e la leggerezza così particolari che la caratterizzavano, lasciando alla seduzione un ruolo ben più grande della sua mera carica erotica: quello di primo tassello verso l’umanità.
Manuela Spinelli