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Lungo il boulevard di St. Jimmy: i sogni infranti di un American Idiot

Nel 2004 i Green Day pubblicano American Idiot, il concept album che li lancia nel panorama internazionale.

Fotografia di Tatiana Rodriguez

Gli anni 2000 mostrano un grande cambiamento nel panorama musicale internazionale. Il ritmo sfuma e le mode passano, quelle band punk rock degli anni ’90 sono maturate e rimangono famose per ciò che hanno già fatto, ma nessuno le vedrà più suonare o sentirà più parlare dei loro membri. Tra le eccezioni c’è una band come i Green day che, al contrario di tante altre bloccatesi nel passato, hanno saputo trasformarsi e cavalcare l’onda del successo proprio negli anni 2000 grazie alla loro evoluzione – dopo la delusione commerciale dell’album Warning (2000).

Nel 2004 viene pubblicato un concept album che li ha resi una delle band più conosciute dei primi anni del nuovo millennio: American Idiot parla di delusione, di amarezza, di frustrazione americana in un periodo di grandi disillusioni e malcontenti, dovuti al contesto politico e sociale.

Don’t want to be an American idiot
One nation controlled by the media
Information age of hysteria
It′s going out to idiot America

In quegli anni gli Stati Uniti affrontavano un’era di cambiamenti profondi, specialmente a causa dell’attacco alle Torri Gemelle e della guerra in Iraq, e così tutto il resto del mondo. Ma il successo dei Green day non sta solo nella loro rappresentazione dell’America contemporanea da un punto di vista collettivo, come si può sentire proprio dal principale singolo American idiot. L’idea, non così originale, ma comunque molto efficace, è quella di raccontare la Storia concentrandosi su due punti di vista specifici: due ragazzi americani battezzati come Jesus of Suburbia e St. Jimmy.

Jimmy racconta di sé in una canzone quasi omonima, St. Jimmy, e così fa anche il punk di Jesus of Suburbia, la seconda canzone più lunga dell’album (dura circa dieci minuti). Cantate in prima persona, queste canzoni riflettono i pensieri e lo spirito dei personaggi adolescenti, protagonisti anche del musical adattato a Broadway.

Jimmy è un giovane ribelle incline all’infrazione della legge e alla più tragica delle autodistruzioni. Il ritmo di questa canzone è il più veloce dell’album, l’adrenalina che suscita è tale che il cantante Billie Joe Armstrong non ha un momento di pausa dalle sue corse sul palco durante l’esibizione. È una canzone aggressiva, perfetta per un personaggio come Jimmy, disegnato in queste canzoni come un violento senza speranze (“My name is Jimmy and you better not wear it out”, ma anche “Are you talking to me? I’ll give you something to cry about” e “I’m a teenage assassin executing some fun in the cult of the life of crime”), ma giocando col suo apparente lato più innocente: “With an angel face and a taste for suicidal”, chiamando infatti con ironia la canzone St. Jimmy.

Se Jimmy era “a son of a bitch and Edgar Allan Poe”, l’altro protagonista senza nome dei sobborghi invece si presenta così: “I’m the son of rage and love, the Jesus of Suburbia”. Un punk senza vere ambizioni e sogni, un giovane tutt’altro che esemplare, a discapito del soprannome “Jesus”, ma non per questo del tutto colpevole di ciò che lo ha segnato. Anche lui, come tutti, dipende dagli errori della politica americana e dalle trasformazioni che il mondo sta affrontando. La città in cui è nato è come una gabbia, è una “city of the dead” a cui non sente di appartenere.

“Home is where your heart is, ” but what a shame
‘Cause everyone’s heart doesn’t beat the same
It’s beating out of time

Così, il ragazzo sceglie un’altra strada: scappa di casa, abbandona la hometown piena di ipocrisia e bugie.

To run, to run away
To find what you believe

And I leave behind
This hurricane of fucking lies

I lost my faith to this
This town that don’t exist
So I run, I run away

Per la sua lunghezza e il continuo cambio di ritmo fra le strofe (ha cinque momenti diversi, tutti distinti musicalmente), Jesus of Suburbia è stata anche paragonata a una versione punk rock di Bohemian Rhapsody. L’effetto del personaggio antieroico è azzeccato nel video musicale, un microfilm di Samuel Bayers in cui l’ambientazione distorta e distopica dal punto di vista del protagonista e la sua storia d’amore con Whatsername (Whatsername è un altro brano di American idiot) sono delineati in maniera coinvolgente.

Boulevard of Broken Dreams non tratta specificamente di Jimmy, che pure scende lungo un boulevard per provocare chiunque gli capiti a tiro nella sua canzone, né del punk Jesus che scappa di casa per raggiungere un sogno ancora torbido, ma li rappresenta inevitabilmente entrambi. È una canzone dedicata a tutti coloro che sono fuggiti da ciò che non li riguardava più, rimanendo così soli nel loro viaggio verso una meta indistinta. L’unica casa possibile, in questi momenti, è la strada che si percorre, il boulevard che si attraversa. L’immaginario di questa canzone ha qualcosa a che fare con una fotografia di James Dean nel 1948, in cammino da solo e al freddo per una strada solitaria di New York, che ha ispirato Armstrong per il testo del brano. Questo si collega poi al titolo del pezzo, lo stesso del dipinto di Gottfried Helnwein, il quale ha rappresentato Marilyn Monroe, Humphrey Bogart, James Dean ed Elvis Presley riprendendo però il dipinto “Nighthawks” di Hopper.

My shadow’s the only one that walks beside me
My shallow heart’s the only thing that’s beating
Sometimes, I wish someone out there will find me
‘Til then, I walk alone

Il disagio è palpabile e il ritmo nostalgico, oltre alla continua iterazione del verso “I walk alone”, hanno reso la canzone così popolare: l’ombra e il cuore fragile sono tutto ciò che si possiede in quel momento, oltre alla speranza di essere ritrovati, un giorno, e di essere capiti.

Teresa David

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