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Essere Middlesex

La moderna e scanzonata tragedia greca di Cal Stephanides, persona intersessuale la cui vita si dipana e definisce tra gli atavici poli di determinismo e libero arbitrio nel romanzo Middlesex di Jeffrey Eugenides.

Middlesex
Fotografia di Emiliano Vittoriosi

Middlesex di Jeffrey Eugenides, uscito nel 2002, si apre con un incipit dall’icasticità lapidaria. Cal Stephanides, voce narrante e moderno oracolo di Delphi capace di introdursi nell’intimità della stanza da letto dei nonni a Bitinio – mescolando verosimiglianza e fattualità -, introduce la condizione da cui si avvia l’intero romanzo. «Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960 in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell’agosto del 1974, al pronto soccorso di Petoskey, nel Michigan».

Cal, uomo adulto che lavora per il Dipartimento di Stato americano a Berlino, fino a quattordici anni è stato Callie, bambina e poi adolescente cresciuta tra agi neoborghesi e sommosse popolari nella Detroit degli anni Sessanta. Come afferma lui stesso, è stato «come Tiresia, prima una cosa e poi l’altra». Non a caso il fato gli ha permesso di impersonare l’indovino della tragedia greca in una recita scolastica ben prima che Cal venisse a conoscenza della sua identità. D’altronde il romanzo, i cui avvenimenti spesso drammatici sono smorzati dal costante tono ironico, gioca molto sul lungolinea della mitologia greca come termine di paragone per le vicende che interessano Cal e la sua famiglia. Questo perché i nonni di Cal sono greci dell’Asia minore, emigrati in America dopo l’incendio e la pulizia etnica, da parte dei turchi, che colpì Smirne nel 1922. E nonostante Milt e Tessie (i genitori di Cal e Chapter Eleven) decidano di perseguire l’American way of life cambiando Cadillac ogni anno, dandosi all’impresa capitalista e comprando casa nel bianchissimo e waspissimo quartiere di Grosse Pointe, le radici greche sono ben piantate in casa Stephanides.

È la biologia o l’ambiente a determinare l’identità di genere di una persona? Cal scopre di essere intersessuale proprio negli anni in cui questa è la domanda che orienta gli ancora germinali studi psicologici e medici in merito, rivitalizzati negli scopi dalla recente rivoluzione sessuale e dall’aria di liberazione che attraversa gli USA tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta. La risposta che sembra suggerire Cal si trova a metà strada ed è dettata dalla decisione di raccontare come le scelte della sua famiglia abbiano avuto un impatto sia dal punto di vista biologico che da quello sociale.

La storia della famiglia Stephanides, come ogni buona tragedia greca, ha inizio con un incesto, cui seguiranno inconsapevolmente altri. I nonni di Cal, Desdemona ed Eleutherios “Lefty” Stephanides, sono infatti fratelli. Un segreto che custodiranno fin quasi alla tomba, nonostante provengano da un paese (Bitinio) in cui l’unione tra consanguinei non era all’epoca così inusuale, tanto da dar vita a storie frequenti sul frutto di quegli accoppiamenti. I cosiddetti “mostri”, per dirla con un sinonimo del dizionario Webster alla voce “ermafrodito”, che Callie consulta alla Biblioteca pubblica di New York. Leggendo la definizione che il Webster dà alla sua condizione, non è tanto la scoperta della propria intersessualità a traumatizzare Callie, quanto la presa di coscienza dello stigma sociale e dell’esclusione che essa comporta nella società patriarcale ed eteronormativa in cui vive. Decide allora di darsi alla fuga, in un viaggio che comincia in primis alla ricerca di se stesso.

Middlesex è un romanzo invecchiato piuttosto bene dal punto di vista dell’intreccio e della tenuta narrativa; meno, inevitabilmente, per quanto riguarda l’impianto delle considerazioni sull’identità di genere che determinano la fisionomia attanziale di Cal e che costituiscono una linea focale per la narrazione. Infatti, sicuramente rivoluzionare e capaci di scatenare un dibattito vivo agli inizi degli anni Duemila, ora risultano obsolete perché influenzate da un eccessivo binarismo. Ne risulta un libro godibilissimo alla lettura, che al presente ha tanto da offrire in termini di entertainment, ma che ha perso la verve sovversiva con la quale ha occupato l’orizzonte dei lettori di inizio millennio. Un romanzo importante per i suoi tempi che, come il protagonista, evolve nella storia e nei contesti, mutando finalità e riscontri.

Giulia Annecca

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