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Il miracolo di Mercury in “I Want It All”

I Want It All (1989) è una delle canzoni più conosciute dei Queen, rock band inglese che non ha bisogno di presentazioni.

I want it all
Fotografia di Vinit Vispute

L’uscita del brano I want it all, singolo dell’album The Miracle, fu un grande sollievo per tutti i fan che al tempo temevano lo scioglimento definitivo della band. Persino la copertina dell’album, che rappresenta il viso dei quattro musicisti uniti come in un’unica testa, aveva l’intenzione di emanare una ritrovata unione del gruppo. Tuttavia, la mancanza dei tour dal 1986 destava ancora sospetti in tutto il mondo.

La preoccupazione era lecita: Mercury si era già esibito davanti a un pubblico per l’ultima volta. Nel 1986 aveva già inconsapevolmente contratto il virus dell’HIV e da quel momento il suo stato di salute sarebbe degenerato, fino alla morte nel novembre di cinque anni dopo. Nel tentativo di nascondere la sua malattia, il cantante partecipò con entusiasmo alla creazione dell’album The Miracle nel 1989 e alla produzione dei videoclip, come normalmente sarebbe accaduto. Il singolo ebbe il suo effetto: scalò le classifiche e i Queen tornarono prepotentemente a farsi valere nel panorama musicale dopo anni di assenza.

Nonostante i crediti appartengano all’intera band, il brano I Want It All, che suscita un forte senso di ambizione per raggiungere i propri obiettivi, è stato composto dal chitarrista Brian May, il quale si ispirò alle parole risolute della moglie, forte sostenitrice del suo lavoro da musicista. Quelle delle lyrics sono parole potenti e piene di vita, cantate da Freddie Mercury come se non fosse stato davvero nelle sue deboli condizioni in quel momento. Canzoni come questa e tante altre delle ultime produzioni dei Queen hanno probabilmente contribuito all’esorcizzazione della sua malattia, a combatterla e a distruggerla invece che lasciarsi distruggere. Lui era un uomo deciso a compiere in maniera eccellente tutto ciò che aveva in mente, brillando nel finale, ecco cosa intende Mercury in parole come queste:

I’m a man with a one-track mind
So much to do in one lifetime (People, do you hear me?)
Not a man for compromise
And ‘wheres’ and ‘whys’ and living lies
So I’m living it all
And I’m giving it all

Il vero miracle era come persino un artista spettacolare in tutti i sensi come Mercury, degradato dalla malattia, potesse reggere l’energia di un pezzo come questo, in particolare versi che richiamavano un’ambiziosa vita futura come «Got to find me a future, move out of my way», o «Here’s to the future for the dreams of youth».

I Want It All, però, insieme a tutti i brani prodotti tra gli anni 80 e gli anni 90, non videro mai un’esibizione live di Freddie Mercury come in passato. La potenza del glam rock è tutta racchiusa nei dischi e nei videoclip musicali. La prima volta fu suonata sul palco del The Freddie Mercury Tribute Concert nell’aprile del 1992 allo stadio di Wembley a Londra, pochi mesi dopo la morte del cantante, dove fu l’inglese Roger Daltrey a cantare al posto di Mercury. Il concerto, oltre che a porre l’attenzione sulla questione dell’HIV, fu una grande iniziativa globale: furono circa un miliardo coloro che lo seguirono in televisione.

Entrò a far parte del repertorio dei tour dei Queen+, che includevano ancora Brian May e Roger Taylor, con Paul Rodgers e Adam Lambert. Occasionalmente fu interpretata anche da cantanti ospiti, come Zucchero Fornaciari, il quale era presente anche al concerto di tributo del 1992.

Teresa David

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