Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è un romanzo autobiografico della scrittrice e musicista tedesca Christiane Vera Felscherinow. Pubblicato nel 1978, il libro racconta in maniera cruda e veritiera il percorso dentro il tunnel della droga sperimentato da un’allora adolescente di soli quindici anni.
Furono i due giornalisti K. Hermann e H. Rieck ad ascoltare le vicissitudini dell’autrice tedesca, trasferendo poi su carta una storia che sarebbe ben presto divenuta un cult della cinematografia e uno sponsor anti-droga. Christiane Vera Felscherinow, meglio nota sotto lo pseudonimo di Christiane F., si lasciò risucchiare dal mondo della tossicodipendenza e della prostituzione quando era ancora poco più di una ragazzina. Nel 1981 la storia della donna divenne di dominio pubblico anche sullo schermo, attraverso la sua rappresentazione romanzata cui prese parte come interprete della protagonista, la giovanissima attrice Natja Brunckhorst, sotto le note di Heroes del cantante David Bowie.
Residente nella campagna di Amburgo, Christiane proviene da una difficile situazione familiare: il temperamento violento del padre costringe la ragazza e la madre a trasferirsi lontano, nei pressi di Berlino, presso il sobborgo di Gropiusstadt. Qui la ragazza subisce il suo primo strappo alla vita cui era abituata, obbligata a salutare la sorella maggiore che decide di tornare a vivere con il padre. Christiane subisce particolarmente il senso dell’abbandono e decide di rifugiarsi dietro un comportamento autodistruttivo che possa farla sentire parte integrante di un gruppo. È così che a soli dodici anni si avvicina al mondo della droga, dapprima consumando hashish, passando successivamente alle droghe sintetiche prima di lasciarsi completamente sopraffare dall’eroina.
Christiane inizia a frequentare, dodicenne, la discoteca Sound dove ben presto farà la conoscenza dei suoi nuovi amici: Detlef, futuro fidanzato, Babette – detta Babsi -, Stella, Kessi, Atze e Alex. La comitiva si diverte tra musica ad alto volume, sostanze stupefacenti e qualche marachella. Trascinata dal vortice di emozioni che la fanno sentire totalmente inserita, la protagonista non impiega molto ad avvicinarsi all’eroina: dapprima la prova per inalazione, per poi testarla direttamente in vena. A soli quattordici anni, quindi, Christiane diventa un’eroinomane e inizia a vivere le prime crisi di astinenza quando la droga manca, portandosi così ben presto sulla strada della prostituzione assieme al compagno Detlef.
Una ragazzina che rinuncia alla propria innocenza, alla libertà, alla possibilità di frequentare posti migliori e lasciarsi cullare dalle sensazioni vere invece che da quelle dettate da mortali legami chimici: Christiane diventa un tutt’uno con la droga e presto l’eroina ha il pieno controllo su di lei. È la madre dell’adolescente a scoprire della dipendenza e decidere di chiudere in camera figlia e fidanzato affinché possano disintossicarsi. Le sofferenze atroci, vissute dai due ragazzi, sembrano inizialmente portare a qualcosa di buono. Da un giorno all’altro la notte e il giorno si sono confusi, e le ombre della perdizione, della dipendenza distruttiva si sono lanciate su due ragazzini lasciando che venissero inghiottiti. Le serate fino all’alba trascorse al Sound, lasciandosi trascinare dagli effetti dell’eroina e dall’inevitabile euforia che porta con sé, lasciano ora spazio a notti di dolore – mentale e fisico – che distruggono una Christiane ridotta a pelle e ossa, costretta a lasciarsi affogare nei suoi liquidi corporei e nel bisogno di una sostanza di cui, in realtà, non avrebbe necessità.
Quando finalmente Christiane sembra ripulita dalla sostanza stupefacente e pronta a riprendersi in mano la vita, ecco che l’eroina torna a bussare alla sua porta: convinta di “potersi controllare”, la ragazza getta i suoi quindici anni in un altro buco nero lasciandosi appassire mentre un’altra notte cala sulla sua vita. E così come sulla sua esistenza, quel buio inghiottisce, letteralmente quelle delle persone a lei care: il suo primo ragazze Atze, morto a diciassette anni stroncato da un’overdose e ancora la migliore amica Babsi, di soli quattordici anni, deceduta per lo stesso motivo: la più giovane vittima della droga.
Il romanzo si conclude con il ritorno di Christiane ad Amburgo, dove si preparerà a ricevere cure per soffocare la sua dipendenza: sfortunatamente la donna non uscirà mai davvero dal circolo dell’eroina, complice anche il guadagno inaspettato ottenuto dalla vendita dei libri.
La purezza che dovrebbe contraddistinguere le giornate di sole dei ragazzini, per la protagonista è stata spazzata via da un’oscurità enorme, difficile da contenere e combattere: è calata la luce sulla vita normale, lasciando soltanto un tenebroso strascico di dolore e autodistruzione.
Manuela Spinelli