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Los Angeles, giungla e paradiso dei Guns N’ Roses

Fotografia di Manuel Monfredini
Fotografia di Manuel Monfredini

Welcome to the jungle e Paradise city sono tra le più famose canzoni dei Guns ‘N Roses, leggendaria rock band che nel 1987 irrompe nella scena musicale di Los Angeles.

Appetite for Destruction è il primo album della famosa hard rock band statunitense, quello che fece conoscere i Guns n’ Roses in tutto il mondo – vendette oltre trenta milioni di copie. È come diviso in due, proprio per rappresentare l’identità della loro musica: la parte “Guns”, che comprende le canzoni sulla violenza e sulla dissolutezza, e la parte “Roses, canzoni in cui l’argomento è l’amore e, ovviamente, il sesso.

Al tempo della sua pubblicazione (1987), erano già stati scritti brani famosi come November rain e Don’t cry, che sarebbero comparsi solo nell’album successivo, Use Your Illusion I (che uscì in concomitanza con l’album Use Your iIllusion II, nel 1991) perché in Appetite era già presente la ballata Sweet Child O’ Mine.

Debuttano nel 1987 con la casa discografica Geffen Records proprio a Los Angeles, la sin city che ha permesso al gruppo di iniziare il suo lungo percorso. È qui che i L.A. Guns si fondono con gli Hollywood Rose e iniziano a riversare instancabilmente la loro musica per le vie della città californiana, dove la scena musicale era vivace e ricca di competizione. Los Angeles è quindi la città che vide nascere pian piano la realtà dei Guns N’ Roses. Agli inizi, i loro show lasciavano molto spazio vuoto nei locali, ma vi risuonava con furore il sound grezzo e sporco di una carismatica band che avrebbe fatto la storia del rock. È questa la formazione classica degli anni più tumultuosi della band, la più rappresentativa del suo stile: Axl Rose, Slash, Izzy Stradlin, Steven Adler e Duff McKagan.

È dai quartieri più bassi e sporchi di New York che nascerà una canzone, ispirata dal grido di un senzatetto: «You know where you are? You’re in the jungle baby! You’re gonna die!». Saranno le stesse parole con cui Axl Rose, durante concerti, farà partire il vortice di Welcome to the jungle. Pezzo di apertura dell’album, è un ottimo biglietto da visita della band. Le chitarre trascinano violentemente in una fitta e calda foresta, dove «you can have anything you want», ma a tuo rischio e pericolo, perché «it gets worse everyday, you learn to live like an animal in the jungle where we play».

Il testo e la musica s’intrecciano alla perfezione, sprigionano energia pura e non c’è niente di meglio per scatenare il pubblico. Non c’è dubbio che i concerti dei Guns n’ Roses fossero teatro di follie – sono le stesse risse, assalti e rivolte che hanno portato lentamente alla sgretolazione della band, ma hanno anche contribuito a consolidare il loro mito di anime rock n roll.

Comunque, con Welcome to the jungle, le rockstar portavano i fans sempre più a fondo assieme a loro, quasi a toccare il fuoco che li bruciava e alimentava al tempo stesso. E spegnere il fuoco non era facile. Una volta nella giungla del loro rock, era difficile uscirne. Come una montagna russa da cui è impossibile scendere:

«And when you’re high you never
Ever want to come down, YEAH!» [1]

L’idea per la jungle di cui canta Axl Rose potrebbe anche provenire da New York, ma è del turbinio che vivevano a Los Angeles che si parla. Ed ecco la stessa città che torna in un’altra canzone, sempre presente in Appetite for Destruction: Paradise City è un altro capolavoro del debutto, l’unica in cui viene usato un sintetizzatore.

Nella biografia del leggendario chitarrista Slash, viene raccontata la semplice storia di questa canzone, nata durante un viaggio di ritorno in un pullmino da San Francisco, dal concerto di un gruppo a cui avevano fatto da spalla. Ancora saturi di adrenalina (e probabilmente anche di qualche sostanza stupefacente e/o di Night Train Express, il vino californiano a cui è dedicata la canzone Nightrain), la band dà vita a uno degli inni del rock di quegli anni.

Slash racconta di aver strimpellato il riff iniziale, a cui si sono aggiunti uno dopo l’altro tutti e quattro i musicisti, creando l’atmosfera giusta per la creatività della giovane band. Quasi per gioco Axl Rose inizia a cantarci sopra: «Take me down to the paradise city»[2], a cui il malizioso Slash aveva aggiunto inizialmente «where the girls are fat and they got big titties» ‒ verso che tutt’ora ritiene migliore del più sobrio per la radio «where the grass is green and the girls are pretty»[2]. Quella breve improvvisazione terminava già con la voce del leader che risuonava forte e alta: «Oh, won’t you please take me home»[2] mentre tornavano verso Los Angeles.  

Dai bassifondi della intricata giungla di rock di Los Angeles, che torna a sfuriare nelle strofe di Paradise city, si sale col ritornello in una sorta di luogo ameno e bucolico – luogo che rimanda probabilmente a una zona dell’Indiana dei ricordi di Axl Rose. Non è chiaro se si riferisca a Lafayette, la sua città natale. Forse non riguarda alcuna città specifica, è una qualsiasi città paradiso quella di cui canta. Vi si proietta con una sorta di nostalgia, ma non bisogna dimenticarsi che era Los Angeles la sua città paradiso da giovane. È scappato lì, dove ha sbarcato il lunario e anche nel 1987, anche dopo aver vissuto la pericolosa giungla ed avervi fatto parte, rimane la città paradiso dei Guns ‘N Roses.

Teresa David


[1] Welcome to the jungle, Appetite for Destruction, Guns n’ Roses, 1987.
[2] Ritornello di Paradise city, Appetite for Destruction, Guns n’ Roses, 1987.


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