Giorgio Vasari (1511-1574) e Benvenuto Cellini (1500-1571) sono due artisti che nel corso della loro vita hanno avuto numerose divergenze: una in particolare riguarda il discorso elogiativo per l’artista fiorentino Michelangelo.
Giorgio Vasari è stato un’artista di fama mondiale, ricordato per la sua più grande opera, Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, pubblicata in due edizioni: la Torrentina del 1550 e la Giuntina del 1568. Oltre ad essere stato scrittore e storico dell’arte italiano, fu un pittore e un architetto a servizio della famiglia dei Medici, in particolare di Cosimo de’ Medici, duca di Firenze (dal 1537 al 1574). Proprio per la famiglia Medici, coordinò l’apparato decorativo «del Salone dei Cinquecento, il grande ambiente che avrebbe dovuto ospitare gli affreschi di Michelangelo e Leonardo, con le due Battaglie di Cascina e di Anghiari […] L’immensa sala, tappezzata di tele, viene dedicata alla rappresentazione di allegorie e alla celebrazione dei trionfi medicei ed è contornata lungo il perimetro da una serie di sculture che alludono alla vittoria di Cosimo sui nemici» [1]. All’interno di Palazzo Vecchio progettò lo studiolo di Francesco I (fra il 1570 e il 1572). Una delle opere più famose pittoriche è il Ritratto di Lorenzo il Magnifico del 1533-1534 ca, che si trova alla Galleria degli Uffizi, a Firenze.
Benvenuto Cellini è stato invece uno scultore, orafo, scrittore e argentiere italiano, considerato uno dei più importanti artisti del Manierismo. Ha trascorso un breve periodo presso la corte di Francesco I di Francia, dove si ricorda La saliera (1540-1543), una delle sue opere più famose, che attualmente si trova al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Ha in seguito lavorato per molto tempo a Firenze, realizzando opere come il Perseo con la testa di Medusa (1554) per la loggia della Signoria. Nell’Autobiografia di Cellini, scritta da lui stesso, viene fatta una descrizione dell’opera Perseo: la scultura «presenta Perseo che esibisce fieramente la testa mozzata di Medusa; l’insieme dimostra l’educazione da orafo ricevuta dall’autore, che completa in ogni minimo dettaglio le bardature e i finimenti delle figure. La scultura è concepita per una visione a 360 gradi, senza un punto privilegiato di osservazione» [2].
Proprio a Firenze, dove entrambi lavorarono per diverso tempo, ci furono i primi contrasti tra Giorgio Vasari e Benvenuto Cellini. In particolare, in occasione del funerale di Michelangelo, discussero sul ruolo preminente che egli ebbe a livello artistico. Giorgio Vasari sosteneva che Michelangelo fosse stato un grande pittore, elogiando la sua bravura nel dipingere la Cappella Sistina e sottolineando la bellezza delle sue figure dalla fisicità “greca”. Benvenuto Cellini era invece di un’altra idea: il fulcro dell’arte di Michelangelo era la scultura (l’arte maggiore in comune a Cellini), proprio perché gli studi del grande artista erano incentrati sulla fisicità, sul movimento e sulla sinuosità del corpo. Entrambi, nell’esprimere le loro opinioni, privilegiavano le due macro-arti a cui erano rispettivamente dedicati i loro lavori: appena un anno prima (nel 1563) Giorgio Vasari aveva fondato l’Accademia dell’Arte e del Disegno proprio a Firenze, grazie al contributo economico di Cosimo I de’ Medici. Cellini, per la sua storia artistica, era più improntato sulla scultura e contribuì ad allestire la Loggia dei Lanzi nella Piazza della Signoria con le sculture proprie e di altri artisti, come il Ratto delle Sabine di Giambologna.
Il dibattito sulla superiorità della Pittura o della Scultura nacque proprio in occasione della celebrazione dei capolavori di Michelangelo, e per organizzarne il funerale in modo da onorarlo a dovere venne nominato un comitato composto da Ammannati, Bronzino, Cellini e Vasari. Si trattava di discutere delle modalità con cui celebrare l’evento, posizionando l’erezione di un maestoso catafalco nella navata centrale di San Lorenzo: una costruzione piramidale con cinque statue che rappresentano la Pittura, la Scultura, la Poesia, l’Architettura e la Fama (in riferimento all’appellativo di divino dato dallo stesso Vasari a Michelangelo e riportato ne Le Vite de più eccellenti pittori, scultori et architettori). Del dibattito tra Pittura e Scultura è riportata una lettera tra Borghini (il luogotenente del progetto) e Vasari in cui si sottolineava l’importanza della Pittura nelle esequie del gran Michelangelo Buonarroti. Cellini si risentì a tal punto da ricoprire il Vasari di appellativi poco eleganti, tanto che lo stesso Borghini gli suggerì di togliere Cellini dall’elenco degli artisti che sarebbero figurati nella seconda edizione delle Vite che uscì nel 1568 (Vasari si limitò invece a concedere allo scultore una descrizione essenziale e molto breve).
Leila Ghoreifi
[1] Dorfles Gillo, Buganza Stefania, Stoppa Jacopo, Storia dell’arte Dal Quattrocento al Settecento, Atlas, 2004, p. 340-341.
[2] Ivi, p. 343.