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Woman is cry

A New York è stata realizzata una mostra sulle artiste iraniane, A Bridge Between You and Everything: An Exhibition of Iranian Women Artists, curata dalla fotografa iraniana Shirin Neshat ed esposta dal 7 novembre al 24 novembre 2019 alla galleria High Line Nine.

Disegno di Elena Sofia Ricci

La mostra, fatta in collaborazione con CHRI, Center for Human Rights in Iran, fissava delle tematiche cardine del periodo attuale: identità sessuale, religione, repressione e memoria. Attraverso l’utilizzo di diverse forme d’arte come la fotografia, i disegni, i dipinti, le sculture, le fotografie e i video, l’intenzione era quella di rendere il pubblico partecipe del talento delle artiste iraniane e avere un’occasione per raccogliere fondi all’insegna della protezione dei diritti, delle libertà, della tolleranza e comprensione culturale.

Il Center for Human Rights in Iran (CHRI) nacque alla fine del 2007 quando molti attivisti, che facevano parte al Foundation for Human Security in the Middle East, un’organizzazione non governativa olandese, volevano concentrare i loro sforzi in particolare sulla situazione iraniana. Tutte le opere della mostra furono messe all’asta: il ricavato è stato destinato all’organizzazione non governativa CHRI per incentivare e promuovere i diritti dell’arte, della tolleranza, della comprensione e della conoscenza culturale.

La curatrice della mostra, Shirin Neshat ha avuto un ruolo fondamentale: nata a Qazvin nel 1957, a nord-ovest dell’Iran, è un’artista iraniana in esilio che vive negli Stati Uniti ed è conosciuta per i suoi lavori in ambito fotografico e cinematografico. Nel 2010, è stata ospite al TED, un programma dove vengono presentate una serie di conferenze chiamate TED Talk e gestite dall’organizzazione privata no-profit statunitense Sapling Foundation. Proprio in questa conferenza, ha raccontato che cosa vuol dire essere una donna artista iraniana in esilio: l’artista con la sua arte diventa portavoce del proprio popolo, in questo caso iraniano, delle ingiustizie commesse dal governo (persecuzioni, arresto, tortura, limitata libertà di espressione).

L’artista ha spiegato che per poter manifestare il suo credo con l’arte è costretto a sfuggire dal proprio paese d’origine per via delle restrizioni. Ma ha i suoi lati positivi: l’arte diventa un’arma che serve proprio a questi artisti in esilio a provocare, ispirare e mobilitare il proprio popolo, anche se lontani. Nel corso della conferenza, Shirin Neshat ha mostrato i suoi capolavori e citando un film intitolato Donne senza Uomini, film girato da lei che racconta un ritorno alla storia.

Un esempio di sue opere è Untitled (1996, stampa alla gelatina d’argento con calligrafia) che mostra una donna che con la mano si tocca le labbra. La caratteristica di questa immagine è che sulle dita delle mani vengono riportate delle scritte persiane con al centro una sorta di stemma. Altro esempio significativo e di forte impatto è Speechless (1996), fotografia che si trova al Los Angeles County Museum e che mostra il viso a metà di una donna con il velo dove sul lato sinistro sporge la canna di una pistola. Il viso della donna è segnato dal dolore. Analizzando più nel dettaglio, il viso della donna è costellato da queste scritte piccole e fini di persiano.

La scelta da parte del CHRI di far curare la mostra a Shirin Neshat è stata dettata dalla portata dei suoi lavori, che attraverso un forte impatto visivo, simboleggiano la denuncia nei confronti di una società orientale come quella iraniana. Il criterio di selezione delle artiste iraniane è stato dettato dalla comunanza di tema e dalla forza dell’arte iraniana come linguaggio comunicativo: in mostra erano presenti Laleh Khorramian (1974), Nazanin Noroozi (1985), Shahrzad Changalvaee (1983), Ala Dehghan (1982), Afruz Amighi (1974), Hadieh Shafie (1969) e Shiva Ahmadi (1975).

Altra artista che non ha fatto parte della mostra ma che è stata di forte impatto emotivo e che ha utilizzato la fotografia come mezzo comunicativo di eccellenza, è Hengameh Golestan. Fotografa iraniana, è considerata una pioniera tra le fotografe iraniane. Attraverso le foto, l’artista mostra il cambiamento della situazione delle donne nel periodo pre e post Rivoluzione iraniana.

Leila Ghoreifi

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