Vai al contenuto

Concerti in streaming: un’altra sfida per Dave Grohl

Nonostante lo scetticismo degli artisti all’inizio dell’anno, i concerti in streaming iniziano a crescere e a dimostrare che la musica può salvarsi e salvare, in qualche modo, anche ora che imperversa la bufera del Corona virus. Ne ha parlato così il frontman dei Foo Fighters, Dave Grohl, il 14 novembre 2020, quando la band si è esibita al locale Roxy di Los Angeles in un concerto disponibile in streaming in tutto il mondo.

Fotografia di Filippo Candotti per l'articolo "Concerti in streaming: un’altra sfida per Dave Grohl" di Teresa David
Fotografia di Filippo Candotti

I live, le grida e gli applausi, la vicinanza con il pubblico nel momento in cui si canta una canzone insieme e diventa la canzone di tutti, le luci che si alzano per illuminare le emozioni sulle facce dei fans. Dave Grohl ha dichiarato di sentire la mancanza di tutto questo, ma di non poter star fermi quando, in un mondo travolto dall’ansia, l’angoscia e la sofferenza, si può portare anche un pizzico di gioia nelle persone. Anche se sono sedute sui loro divani, nelle loro cucine, nelle loro stanze, sul pavimento, in qualunque ora del giorno e della notte.

Di mondi nuovi e diversi Dave Grohl ne sa qualcosa. È uno tra gli artisti più attivi nel panorama musicale di oggi e non tutti conoscono a fondo la sua storia. La prima volta che Dave Grohl incontrò la musica fu grazie ai Beatles e una vecchia chitarra. Con questa, iniziò a creare demo tutte sue, in cui registrava sullo stesso nastro la melodia cantata, poi il suono della chitarra e quello della batteria, uno strumento alla volta. Era la scoperta di una passione pura. In quel momento, un ragazzino si affacciava su un mondo che lo avrebbe travolto.

Un’ulteriore spinta dalla musica arrivò all’inizio degli anni Ottanta, quando sua cugina, vestita da vera punk rocker, lo accolse nel mondo di un genere musicale ben diverso da quello dei Beatles, che non avrebbe mai più abbandonato. Iniziò a seguire i concerti delle band punk tra le più popolari dei tempi, come i Bad Brains e i Black Flag, e a imparare a suonare tutti gli strumenti – tranne il pianoforte – attraverso i loro dischi, imitando gli artisti e studiando a fondo i loro brani. Mise su anche le sue band alla scuola superiore, finché non fece un’audizione per gli Scream come batterista.

Fu così che Dave Grohl lasciò la scuola per avventurarsi in un tour europeo con gli Scream. Non era una band dalle grandi pretese, come tante band punk del tempo. Bastava suonare in giro, guadagnare la benzina necessaria per arrivare alla tappa successiva e dormire dove capitava – magari sul palco, dopo aver mangiato un’umile insalata in busta.

Quando la band si sciolse, a Grohl fu proposto di entrare in un gruppo di Seattle in cerca di un batterista. Era formato da soli due membri: il bassista Krist Novoselic e il chitarrista e cantante Kurt Cobain. Con Grohl, una delle band più famose della storia della musica vide finalmente la formazione perfetta.

I Nirvana, con il loro primo album Bleach, avevano già ottenuto una discreta attenzione, ma è nel 1991, con il disco Nevermind, che la loro musica esplode in tutto il mondo. Grohl racconta spesso di come i Nirvana si trovarono di punto in bianco a suonare davanti a un pubblico enorme mentre giravano ancora ingenuamente in un vecchio furgone diroccato. Uno tsunami di fama e di soldi li sommerse prima che potessero accorgersene.

Quegli anni cambiarono molto la vita dei membri dei Nirvana. Specialmente il 1994, l’anno della morte di Kurt Cobain. Per molto tempo Grohl ha evitato di raccontare ai media, sorridere era difficile e ancora peggio ascoltare musica. Fu però proprio da questa che riuscì a rialzarsi. Tornò a suonare e questa si dimostrò ancora una volta la sua salvezza.

Come per recuperare il silenzio buio di quel periodo, Grohl compose una demo in uno studio di registrazione. Fu un gesto grezzo e senza ambizioni particolari, esprimeva solo il bisogno di un artista di tornare sui suoi passi, al ritmo della musica che lo aveva sempre accompagnato nella vita. Scrisse da solo i brani e li produsse tutti individualmente, suonando tutti gli strumenti uno dopo l’altro, pur non avendo mai imparato a leggere lo spartito. Come faceva da ragazzo, nella sua stanza, con il nastro e una chitarra vecchia. E chiamò la demo con il nome di una band ancora immaginaria: Foo Fighters.

Così, dalle ceneri dei Nirvana, nacque un nuovo mondo, nuova musica di un nuovo gruppo, uno dei più solidi del rock attuale. Grohl era il frontman e cambiò ruolo, divenne il cantante e chitarrista stravolgendo la figura del silenzioso batterista nei Nirvana. Pur essendo un passo enorme e difficile per l’ex-batterista, potevano tutti contare sulla sua creatività, l’umorismo e l’intraprendenza e non ci volle molto prima che i Foo Fighters ottenessero un successo inaspettato dallo stesso Grohl: più di trenta milioni di dischi venduti e dodici Grammy Awards.

Ecco che, nel venticinquesimo anniversario della nascita dei Foo Figthers, Dave Grohl non manca di trasmettere la carica ai suoi fans neanche a distanza. Nella scaletta è stato inserito il pezzo nuovo, Shame Shame, che sarà presente nel nuovo album Medicine at Midnight, il decimo della band, in arrivo a febbraio. L’intimità di questa esibizione in streaming è innaturale, diceva il cantante, masticando una gomma e bevicchiando due dita di whiskey. Ricordava un po’ l’atmosfera degli inizi, quando una band è poco conosciuta e il pub è pieno solo a metà. Ma questo clima soft era ingannevole, perché pur essendo presente nel locale solo lo staff e i loro visi coperti dalle mascherine, tutto il mondo aveva la possibilità di connettersi e di assistere. È come vivere un concerto a rovescio: non sono i fans a radunarsi sotto un palco, ma la band a suonare nei soggiorni dei fans.

Grohl è riuscito a frantumare gli schermi e a essere davvero vicino anche a chi si trovava lontano miglia e miglia, soprattutto quando, prima di My Hero, ha spronato il pubblico fantasma ad esporsi, anche se in solitudine, davanti allo schermo, fingendo di non essere davvero soli in una stanza: «Se odiate il vostro vicino, se odiate i vostri coinquilini, questo è il momento per fargliela vedere. Alzatevi e gridate davanti ai vostri schermi, cantate questa canzone a squarciagola!». Perché ciò che conta è sentirsi salvare dalla musica, l’eroe di tutti in questo momento difficile, anche solo per qualche ora nel nostro soggiorno.

Teresa David

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.