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La metamorfosi del pathos: emotività di un mito contemporaneo

Fotografia di Filippo Ilderico

Tra il 1622 e il 1625 prende forma la scultura marmorea a tutto tondo Apollo e Dafne di Gian Lorenzo Bernini.

Gian Lorenzo Bernini è stato uno degli scultori più apprezzati del Barocco e attualmente. Ha saputo stupire gli spettatori con le sue travolgenti opere scultoree trattando anche, in alcuni casi, tematiche classiche come i miti greci.

Uno di questi è Apollo e Dafne, soggetto delle Metamorfosi di Ovidio, colto in un momento di intensità emotiva e di grande pathos: l’inseguimento di Apollo per un amore frustrato e la trasformazione di Dafne. [La composizione è molto dinamica: i corpi dei due protagonisti sono slanciati e compiono una rotazione verso sinistra per via della trasformazione di Dafne in alloro.

Questa scultura si traduce in una sfida “impossibile” al marmo, farvi prendere forma i personaggi nella sua materialità. La corsa del dio innamorato prosegue, mentre Dafne nel momento della trasformazione è ignara di cosa possa diventare e, fermandosi, si trasforma, conferendo però alla statua una dinamicità sorprendente, la fulmineità di un’istantanea e la leggerezza di un passo di danza.

Apollo intanto continua il suo inseguimento, evidenziando il possesso del gesto con la mano appoggiata sul fianco di colei che ama alla follia.

Dafne rifiuta ogni gesto da parte di Apollo e nell’istante in cui avverte il tocco del dio il suo corpo inizia a trasformarsi, mentre i capelli si mutano in foglie di alloro. La scelta dell’alloro non è senza significato: il mito infatti è eziologico, spiega l’origine del nome daphne, in greco antico, per la pianta d’alloro.

Il gruppo scultoreo è reso in modo tale che la coppia venga proiettata verso l’alto. L’idealizzazione delle figure si intreccia con il dinamismo compositivo e il realismo dei dettagli, valorizzando il naturalismo delle foglie che fioriscono sulle dita e tra i lunghi capelli di Dafne. I dettagli sono ben evidenti: il realismo del gruppo è evidenziato dalla contrapposizione psicologica dei due personaggi.

L’artista è contemporaneo: è riuscito a estrapolare dal marmo un’opera di altri tempi, rendendola inconsapevolmente attuale, un mito classico.

Leila Ghoreifi 

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