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Dall’altra parte del mondo, gli stessi sentimenti: la storia tragica di due bambini normali in Afghanistan

E’ del 2003 il romanzo strappa lacrime dell’autore afghano Khaled Hossein, Il Cacciatore di Aquiloni, in cui si racconta la tragica storia di due amici d’infanzia la cui crescita è cadenzata da violenza, paura, sofferenza e guerra.

Fotografia di Allec Gomes

1970. Undici anni prima dello scoppio della guerra in Afghanistan: Amir e Hassan, soltanto dodicenni, innocenti anime dalle sfumature color speranza, inghiottiti dal crudele destino di una terra destinata al dolore. Il Cacciatore di Aquiloni non racconta soltanto la triste tragedia di un’amicizia perduta nel tempo, lacerata dalla paura e dalla gelosia: evidenzia come sia difficilmente palpabile, per chi ha avuto la fortuna di nascere dalla parte “giusta” del mondo, la sofferenza di chi invece è dall’altro lato della rete.

Eppure, si tratta solo di un punto geografico: una minuscola porzione di mondo in cui tuttavia la sua popolazione non è afghana: è umana. ed è proprio l’essere umano che caratterizza, nelle sue luci e ombre, la cadenza ritmica di questo libro. Si riporta all’attenzione, allora, quel filo che unisce tutte le persone in ogni angolo della Terra: le emozioni.

Amir e Hassan, non sono due bambini dalla pelle scura, i vestiti logori, la terra sotto i piedi: sono bambini, sono adolescenti, sono poi uomini che ricevono nel corpo, nella mente, nell’animo, la sofferenza, l’odio, la sete di vendetta, la protezione, il senso di colpa, la paura. L’amore.

Sono ragazzi normali, ragazzi a cui è stata semplicemente tolta la possibilità di lamentarsi di problemi più “semplici”: adolescenti dilaniati dalla visione di una violenza subita, senza quasi potersene sorprendere. Perché in Afghanistan la guerra è normale, così come è normale rapire e violentare bambini, uccidere uomini e donne, massacrare un popolo.

Il romanzo è un pugno allo stomaco, un urlo di denuncia, ma soprattutto un memento: la normalità è soggettiva, ma non per questo meno degna di attenzioni. Provare sensazioni come quelle di Hamir e Assan, è normale. Loro sono ragazzi normali.

Semplicemente, cambia il modo e il luogo, in cui queste emozioni trovano spazio.

Manuela Spinelli

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