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Cose che succedono la notte: le Tokyo stories di Yaro Abe

Nel manga di Yaro Abe, La taverna di mezzanotte. Tokyo stories, persone dalle storie più disparate si ritrovano a bere e mangiare in un izakaya aperto solo da mezzanotte all’alba, condividendo e intrecciando le proprie vite.

Fotografia di Myznik Egor

Shinjuku è uno dei quartieri di Tokyo dalla vitalità più dinamica. Al suo interno c’è la zona a luci rosse di Kabukichō, i vicoli e le stradine di Okubo abitati da una parte della comunità coreana in Giappone e locali storicamente importanti per la comunity LGBQT+ giapponese. È un’area vulcanica, che non dorme mai, attraversata da forti correnti e contatti tra le persone più diverse che trovano in questo spicchio della capitale un posto dove esprimersi liberamente, al di fuori delle rigidezze e dei vincoli spesso asfissianti che regolano la socialità in Giappone.

Yaro Abe ha ambientato il proprio manga, La taverna di mezzanotte. Tokyo stories, proprio a Shinjuku, sfruttando il potenziale di narratività delle vite che affollano il quartiere, spesso non conformi all’etica collettiva e uniformante giapponese. I suoi personaggi sono prostitute, spogliarelliste, uomini della Yakuza, sarariman, donne trans, indovine, ladri, poliziotti alternativi, cantanti, porno attori, stranieri. Alcuni tra gli “invisibili” della società nipponica, tutti assidui od occasionali frequentatori dell’izakaya del Maestro, voce narrante e oste del posto.

Ogni capitolo del manga corrisponde a una pietanza tipica della tradizione giapponese rivista in chiave pop, che il Maestro cucina su ordinazione dei suoi clienti e improvvisando in base a quello che ha in cucina. La cucina crea convivialità, predispone al dialogo ed evoca ricordi. Le storie si avviano sempre dal confronto su un piatto e non sono mai del tutto autoconclusive: i personaggi principali sgusciano da un capitolo all’altro e il lettore ha l’opportunità di costruire gradualmente la vita delle figure di carta in cui si imbatte. Questo avviene in primis perché la taverna del Maestro è un luogo privo di tabù, dove ci si esprime con estrema libertà linguistica e di contenuti e toccando anche i temi più delicati e controversi con intelligente leggerezza – quella à la Calvino si intende, cioè planare dall’alto sulle cose senza avere macigni sul cuore -, così come leggero e incisivo è il tratto delle tavole in bianco e nero di Abe.

Non è un caso che le storie siano ambientate di notte. Il cronotopo della Taverna di mezzanotte condensa simbolicamente lo spazio dei “bassifondi” e il tempo liminare dell’oscurità, capovolgendo i termini del giorno e della notte. Le vite dei personaggi del manga sono ben lontane dal concetto unanimemente riconosciuto di “normalità”, pertanto, al contrario delle persone normali, la loro esistenza si svolge e sviluppa di notte, benedetta dal chiaro di luna e dal buio che legittimano quanto di giorno è ritenuto sconvenevole.

Eppure, lo scambio di battute che anima le pagine del manga registra tutt’altro. Le storie dei personaggi non restituiscono un’impressione di anormalità e dissonanza; piuttosto, lo scorrere inevitabile della vita, così come si verifica da quando l’essere umano ha messo piede sulla Terra. C’è chi ama e chi ha perso qualcuno che ama, chi è vittima dei propri cortocircuiti mentali e chi del destino, tutti con la propria personalissima crepa da cui sgorgano dolori e gioie quotidiane in cui è facile immedesimarsi e riconoscersi.

Abe fa nascere legami accostando volutamente i contrasti apparentemente più aspri, come l’amicizia tra Ryū, l’uomo della Yakuza, e Kosuzu, proprietario di un gay bar sulla seconda strada. Non è una convivenza fra estremi né l’avvento di un episodio raro e sporadico, bensì la consapevolezza che la “normalità” – e la conseguente somiglianza fra “normali” che ne deriva – è un concetto culturalmente situato e non una verità generale.

La taverna di mezzanotte. Tokyo stories ha riscosso un enorme successo di pubblico, tanto da essere diventato una serie tv prodotta e distribuita da Netflix. Bao Publishing ha il merito di aver portato in Italia questo seinen dalle battute vivissime e icastiche, come uno dei balloon dell’indovina Yuki che dopo aver consumato il suo classico rāmen al miso dice: «è una magra consolazione essere una donna a cui si addice il rāmen a notte fonda»[1].

Giulia Annecca


[1] Yaro Abe, La taverna di mezzanotte. Tokyo stories, Milano, Bao Publishing, 2020, p. 143.

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