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Persona, in bilico tra identità e personaggio

Erano passati quattro anni dall’ultima uscita da solista quando è uscito Persona, nel 2020, un album tanto atteso in cui Marracash e Fabio si scompongono e ricompongono attraverso le diverse tracce.

Fotografia di Adrian Swancar

Il concetto fondante dell’album, il fil rouge che lega ogni traccia, è il doppio: il costante contrasto fra ciò che si è e ciò che vedono gli altri, un contrasto che è portato agli estremi quando si è celebri quanto Marracash. La copertina dell’album è ispirata al film Persona di Bergamn (1966), che come ha rivelato il rapper gli è stato consigliato da Venerus ed è stato da subito una fonte d’ispirazione fondamentale. Il titolo, che infatti che è volutamente ripreso dal film, è adottato proprio per rappresentare il concetto del doppio sia nella sua etimologia latina, in cui persona è la «maschera», che per il suo significato nella lingua inglese in cui persona è il personaggio, un’auto rappresentazione. L’idea di titolo originale era «Avatar», ma nulla come il termine persona avrebbe potuto rappresentare il concetto di dualismo, fondamentale per comprendere le tracce dell’album. La chiave di interpretazione dell’album è consegnata all’ascoltatore alla fine della prima canzone, Body parts – I denti, con una citazione diretta del monologo più noto del film: «Tu vuoi essere, non sembrare di essere. Ma c’è un abisso tra ciò che sei per gli altri e ciò che sei per te stesso».

Nell’album ogni traccia è legata a componenti umane: sia fisiche, sia psicologiche. Ogni titolo è infatti affiancato a una parte del corpo: ci sono i denti, lo scheletro, il cervello, il sangue, gli occhi, i muscoli tutte presentate nella prima traccia. In alcuni brani il legame tra il significato della canzone e la scelta delle parti del corpo corrispondenti è più chiaro, in altre è da ricercare con un’interpretazione più puntuale del testo. Qualcosa in cui credere è dedicata alla musica, lo scheletro di Marracash, L’anima non è un dialogo a una donna come si potrebbe ritenere a un primo ascolto, ma una dedica alla propria anima, Tutto questo niente ha il fine di presentare agli ascoltatori la vera essenza, deludente, della realtà aprendo loro gli occhi.

Ogni brano, come gli organi, le ossa e i muscoli compongono il corpo, costruisce un viaggio tanto umano e introspettivo da toccare le parti più profonde di Fabio e di chi ha vissuto l’ansia, la depressione, l’odio o l’amore per se stessi, la difficoltà di stare in un mondo che sembra non fermarsi mai. Accanto a quelli che compongono un viaggio profondo e introspettivo nella mente del rapper vi sono anche brani con un significato di denuncia sociale, come Quelli che non pensano, riadattamento del brano Quelli che ben pensano di Frankie hi-nrg mc (1997), in cui Marracash denuncia l’incapacità di ragionare in una società in cui internet e la costante informazione che bombarda i lettori ha reso difficile per l’individuo costruirsi le proprie idee del mondo; per questo al titolo è affiancato il cervello, il brano cerca infatti di risvegliare le coscienze di chi lo ascolterà.

Un’altra ricchezza di questo album è la presenza di tanti featuring che hanno coinvolto numerosi artisti come Madame, Gue, Mahmood, Elisa, Cosmo e ancora altri, che non hanno mai avuto libertà di espressione nell’interpretazione del brano come ha specificato Marracash, ma che si sono affidati alla sua direzione che ha portato avanti un disegno definito dell’album che si è rivelato, con la sua pubblicazione, organico e completo. Per questo motivo in un’intervista uscita poco prima della pubblicazione dell’album, Marracash sostiene che i suoi colleghi siano “ospiti” di tracce che sono parti di sé.

Ludovica Amico

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