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Lo strumento dell’artista: la composizione della vita

Il genere della natura morta ha avuto una riscoperta nel corso dei secoli, grazie a Caravaggio con la Canestra di frutta del 1596 (che oggi è conservata alla Pinacoteca Ambrosiana). Egli, con quest’opera, ha dato risalto a un genere che diventerà autonomo solo all’inizio del XVII secolo.

Fotografia di Petri Haanpää

Molti artisti si sono cimentati nella realizzazione di questo soggetto: un esempio significativo è Natura morta di Fede Galizia del 1593 ca. (che è stato esposto alla mostra al Castello del Buonconsiglio di Trento su Fede Galizia). Questo genere così apparentemente semplice all’inizio era praticato per lo più dalle donne, che, escluse dalle sedute di nudo, potevano realizzare solo ritratti e nature morte.

Due esempi importanti che forniscono uno sguardo diverso al genere delle nature morte sono le Quattro stagioni di Arcimboldo e Strumenti musicali di Evaristo Baschenis.

Giuseppe Arcimboldo (1527 – 1593), autore delle famose composizioni di frutta e verdura che animano le immagini più disparate di diversi personaggi, ha contribuito nel panorama cinquecentesco come illustre compositore di questa forma d’arte che sarà la sua cifra stilistica e il suo marchio. Questo artista è stato un pittore di corte sotto l’erede al trono e futuro imperatore Massimiliano II, figlio dell’imperatore Ferdinando I d’Asburgo (fratello di Carlo V), per il quale compose una serie di opere, tra cui i due cicli di dipinti Quattro stagioni e I quattro elementi.

Importante ricordare le quattro opere specchio e complementari, famose in tutto il mondo: Primavera, Estate, Autunno, Inverno. Il richiamo delle quattro stagioni è giocato su colori, morfologie e simbologie che rievocano ogni singolo elemento della stagione prescelta. Arcimboldo è stato un autore che ha contribuito a modificare il linguaggio dell’arte rendendolo più semplice, sfruttando gli elementi vicini al popolo. Tutti e quattro gli elementi messi in dialogo l’uno di fronte all’altro rappresentano un volto.

La Primavera, del 1563, si trova attualmente al Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid e rappresenta una donna composta da una varietà di fiori colorati che guarda l’Autunno, un uomo dai lineamenti grossolani, rudi e poco delicati. L’immagine della donna è una composizione floreale di varietà impeccabili: le labbra e la pelle sono dei petali di rosa, boccioli e corolle, i capelli sono una rappresentazione di un bouquet colorato e florido che richiama la bellezza della donna e la primavera che sta per nascere. Elementi come l’iris sul seno della donna, l’orecchio formato da un’aquilegia, sono ampiamente studiati nei minimi dettagli. Un richiamo certamente evidente è a Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625), chiamato anche Brueghel dei Velluti, con l’opera conservata alla Pinacoteca Ambrosiana Vaso di fiori con gioiello, monete, conchiglie (1608): la cura dei dettagli descrive la meticolosità miniaturista dell’artista.

L’Autunno rappresenta un uomo dai lineamenti poco gentili, e lo sguardo è rivolto alla Primavera. Questi due dipinti sono l’uno lo specchio dell’altro: esso, infatti, è composto da elementi che richiamano l’autunno. I capelli sono composti da viti, uva e zucca, mentre i baffi e la bocca dal riccio della castagna. La faccia è formata da pere e mele, visibili in particolare sulla guancia e per il naso; il mento è una melagrana, mentre l’orecchio è un fungo e regge un pendente a forma di fico.

L’Estate, del 1572, attualmente si trova al Denver Art Museum. Nella versione di Denver (l’artista ha fatto più copie sparse per tutto il mondo) riporta la firma di Arcimboldo ricamata sul colletto della fanciulla. Il soggetto che viene illustrato è una donna posta sul lato destro della Primavera: il volto stesso è costituito da verdure, ortaggi e frutta; la capigliatura è di ciliegie.

L’Inverno (1563), attualmente conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna, è un uomo con la testa di rami secchi e castani e foglie di vite a contornare la capigliatura; il viso è un tronco con dei grossi rami spezzati alla base dell’orecchio e del naso e le radici compongono la barba. A completamento di tutto ciò, in basso a destra, si trovano un limone e un’arancia a significare la stagione nascente.

Arcimboldo, con queste quattro stagioni, ha voluto dare vita alle nature morte, che un tempo erano un genere sottovalutato, ma che per lui diventeranno la cifra stilistica del suo lavoro artistico.

Altro esempio particolare è Natura morta con strumenti musicali di Evaristo Baschenis (1617-1677). L’opera (1650 – 1660 ca.) è conservata alla Pinacoteca di Brera (si ricorda un’altra Natura morta con strumenti musicali del 1660- 1670 ca., conservata alla Pinacoteca Ambrosiana). Quest’opera rappresenta una natura morta composta solo da strumenti musicali. La natura morta, oltre a rappresentare tradizionalmente frutta e fiori, poteva ritrarre oggetti di vario tipo come strumenti musicali, bottiglie o animali morti.  

Sul tavolo sono appoggiati gli strumenti musicali: una bombarda, una mandola, un violino ad arco e un’intavolatura, cioè un sistema di notazione musicale per strumenti a corda. Guardando verso il livello alto, si notano due frutti, uno appoggiato su un manoscritto, l’altro sul tavolo e accanto si hanno dei volumi con un flauto, posizionato obliquamente. Tutti questi elementi sono davanti a una tenda e chiudono la composizione studiata nei minimi dettagli, che tengono conto dei trattati prospettici e delle tarsie lignee quattrocentesche. Questi dettagli naturalistici vengono letti come ammonimento al fluire inesorabile del tempo, come il segno delle dita sulla polvere depositatasi sulla mandola.

Leila Ghoreifi

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