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Due facce del pop italiano e la colonna portante Gazzelle

Un artista come Gazzelle è in grado di tenere testa ad artisti come Mobrici, ex cantante dei Canova, e Mara Sattei, molto diversi tra loro: anche questo significa essere pop.

Fotografia di Elena Sofia Ricci

Tra gli artisti del genere indie italiano è tra i più popolari. Forse proprio per la sua semplicità, per la spontaneità che trasmettono i suoi pezzi, che pure rivelano una ricerca approfondita a livello di sound – uno dei suoi tratti che più lo fanno risaltare nel panorama della musica italiana. Dopo l’uscita del suo nuovo album OK nel febbraio 2021, il cantante romano Flavio Pardini, in arte Gazzelle, ha collaborato con nuovi artisti del panorama musicale pop italiano molto diversi fra loro. Scende è il pezzo scritto assieme a Mobrici, ex-cantante degli ormai-quasi-da-un-anno-sciolti Canova che fa parte della stessa Maciste Dischi come Gazzelle: un brano più adrenalinico rispetto al solito sound più melodico di entrambi gli artisti. Tuttecose è invece un featuring con Mara Sattei, conosciuta anche come la sorella del producer in fioritura tha Supreme (con il quale è stata scritta Coltellate dell’album OK) e per le altre sue collaborazioni (con Coez, Carl Brave e tha Supreme stesso), oltre che per il suo singolo Scusa uscito ad aprile 2021 (preceduto da tre tracce già molto popolari).

L’unica cosa che accomuna Mobrici e Mara Sattei è probabilmente la dedica alla città di Milano che ognuno fa rispettivamente in un proprio pezzo. m12ano, brano dell’album d’esordio 23 6451 di tha Supreme in cui prende parte la sorella cantante, è completamente diverso dal più indie 20100, primo singolo solista di Mobrici. Eppure non si nega che entrambi i pezzi sono in grado di farci camminare tra le strade della piccola grande mela italiana, mostrandoci la Stazione Centrale, i Navigli, la Madunina, una pioggia leggera, e la luna cucita nel cielo. Mara Sattei canta di «due storie», Mobrici che l’ha «persa sotto una luna piena (tra un esame e un altro, tra un passaggio dato da qualcun altro, tra un bicchiere di vino… )». La diversità degli stili dei due artisti pop si riflettono nelle due canzoni con Gazzelle, che mettono alla prova la flessibilità artistica di quest’ultimo. Le sue immagini iconiche seminate un po’ ovunque e il suo tipico sound intimo e melanconico fanno da collante e si incastrano perfettamente con entrambe le atmosfere contrastanti di Scende e Tuttecose, interconnesse tra loro come due facce della stessa medaglia.

Scende è un brano buio. Quando Mobrici canta «E fuori c’era una luce nera» cala davanti agli occhi di chi ascolta un velo che acceca e immerge nella canzone, come se si indossassero occhiali da sole di notte (come d’altronde fanno i due cantanti nel video musicale). È un brano che chiede “scusa” («Giuro, mai, non ho mai detto una parola / soltanto per ferirti») e al tempo stesso grida di rabbia, di una frustrazione come quando «a volte piove più dentro di te che nelle strade». La cosa più triste è che l’unica domanda che sorge è «Ti ricordi com’è?» e la vaga risposta che arriva è solo «Dipende». Ma il brano riesce a rovesciare la spirale torturante e trasformarsi in qualcosa di ballabile, qualcosa che risuona in testa prima che scenda tutto.

Tuttecose, al contrario, sembra la canzone perfetta per la spiaggia. Un pezzo controcorrente rispetto alle hit martellanti che echeggiano dai lidi vicini, adatta invece a rilassarsi ad occhi chiusi sotto l’ombrellone. Lasciarsi trasportare dalla voce cristallina di Mara Sattei è facile quanto tuffarsi nelle parole flebili di un ritornello ingannevole: l’intera canzone non rappresenta affatto una situazione rilassante, ma una storia di incomunicabilità come tante, e i due confusionari flussi di coscienza nelle due strofe lo dimostrano. Gazzelle canta infatti «Se non ti riconosci più non te la prendere con la mia vita», mentre lei ribatte «Lascio andare, tutto appare, faccio strade in lacrime […] Sul ciglio delle porte tue serrate col lucchetto / E dico amarti sottosopra forse riesce meglio». Eppure la canzone funziona esattamente come Scende, rovesciando la malinconia sotterranea e illuminandola con un pezzo leggero, che culla come su un materassino sulle onde, e lasciando che sia il mare a pensarci.

Teresa David

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