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Corvi, gatti neri e incubi: Annabel Lee, poesia d’amore nell’oscurità di Edgar Allan Poe

«Poeta dell’oscuro», «Poeta del terrore», «Cantore della morte»: i suoi racconti saranno definiti «neri», facendo riferimento alle ambientazioni tetre e tenebrose, alle tematiche macabre e ai personaggi cupi, torvi e malevoli.

Edgar Allan Poe è stato uno scrittore troppo spesso confinato nella schiera dei casi patologici della letteratura moderna malgrado l’universale ammirazione suscitata dalla sua opera. Un autore che, nonostante la vicenda biografica tormentata, ha dedicato la sua vita a un solo scopo: «pensare poesia, pensare letteratura».

Il tema del mistero, dell’incubo e del terrore è quello che predomina nell’opera dello scrittore americano: cuori rivelatori, gatti neri, delitti e maschere sono elementi che sottolineano la capacità narrativa di Edgar Allan Poe, il quale, unendo personaggi e ambientazioni oscure, riesce a mostrare, attraverso i suoi scritti, spazi e tempi lugubri e opachi dove il nero è sicuramente il colore prevalente.

Scrittore, certo, ma anche poeta: poesie dedicate soprattutto a persone, suoi conoscenti magari, oppure anche a persone immaginate. Poesie fantastiche – o fantasiose -, ma anche poesie tremendamente vere e legate alla sua biografia, quella più vera e nera.

Annabelle Lee è una sua poesia scritta nel 1849 e che verrà pubblicata dopo la morte. Il testo, tetro, malinconico ma, paradossalmente, ricco d’amore, racconta la morte della moglie Virginia, che Poe sposò appena tredicenne e che la morte prematura potrebbe aver ispirato diverse opere dello scrittore.

Il testo costituisce una sorta di poesia-testamento: è il sigillo su questo carattere abbastanza necrofilo di almeno una parte dell’opera di Poe, la parte più oscura.

Quello che turba in questa poesia non è tanto la prospettiva dell’amore eterno, ma la volontà di rendere eterno l’amore non oltre la morte, ma nella morte: il fatto che la tomba diventi un talamo nuziale.

Analizzando i colori all’interno della poesia si nota, in seguito a questo abbraccio nella morte, la creazione di un contrasto tra il bianco e il nero: il primo rappresenta la purezza della giovane donna Virginia, del loro amore e dei loro sentimenti candidi e sinceri. È il colore anche del matrimonio, dell’abito con il quale è raffigurata Virginia nelle rare immagini e fotografie che la ritraggono. Questo candore è in contrasto con l’immagine della morte, con le tenebre che circondano la tomba, che la sovrastano.

Il nero è sicuramente un colore legato a questi temi tanto cari a Poe e che riportano alla mente testi come Il gatto nero e Il corvo. È anche il colore del mistero e del delitto, come si può notare dai racconti La falce del tempo, Gli assassinii della Rue Morgue e Il seppellimento prematuro.

Nella già citata poesia, The Raven, il corvo, nero protagonista del testo, ripete sempre: «never more». Ora, quel never more, in Annabel Lee, diventa un tetro forever.

Vi è la volontà di Poe di unirsi alla moglie nella morte. Di rendere la tomba il luogo della loro unione, della loro vicinanza, appunto, nella morte. Congiunti per sempre insieme in questo sepolcro in riva al mare, sfidando gli angeli dei cieli e i demoni delle profondità marine.

In questa poesia di Poe tutti gli elementi oscuri caratteristici dell’autore vengono in qualche modo sfidati dal protagonista: ma non si tratta di una lotta, non ci sono vincitori. Il tutto si trasforma in un abbraccio eterno: con Virginia, ma anche con la morte, con l’oscuro e con il mistero. Si vuole sfidare la morte e la tenebra, ma nessuno viene colpito. Ci si unisce nell’oscurità.

Alessandro Crea

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