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Lon Chaney, l’uomo dai mille volti

Incredibilmente versatile e capace di mille trasformazioni: Lon Chaney (1883-1930), interprete del primo cinema horror americano.

Nato da genitori sordomuti, Lon Chaney sviluppa capacità mimiche fuori dal normale, che gli aprono la strada al mondo dello spettacolo. Le origini della sua carriera vanno rintracciate nel teatro, dove approda giovanissimo ed apprende le più sofisticate tecniche di trucco e travestimento, tanto da essere capace di interpretare più ruoli nella stessa opera. Diventato una vera e propria icona di trasformismo ed eccentricità passa al cinema con la Universal che, nei primi decenni del ‘900, è la principale promotrice del genere dark melodrama.

I suoi personaggi sono mostruosi, deformi, complessi esteriormente quanto psicologicamente, ma estremamente realistici. L’“uomo dai mille volti” dà vita ad un divismo sui generis, celato dietro le terrificanti maschere dei suoi personaggi e lontano dalle figure iconiche dei coetanei Rodolfo Valentino e Douglas Fairbanks, simboli, rispettivamente, di fascino e seduzione e della virilità tradizionale americana. Nessuno conosce il vero volto e la vera fisionomia di Chaney, e tanto è il mistero che lo circonda che man mano si vanno diffondendo motti sul suo personaggio, come il celebre «Attento a non calpestare quel ragno, potrebbe essere Lon Chaney!».

Le sue interpretazioni ne Il gobbo di Notre Dame (1923) e Il fantasma dell’opera (1925) sono di grandissima importanza in quanto gettano le basi per il nascente genere del terrore, così come quella ne Lo sconosciuto (1927). Quest’ultimo lungometraggio, con la regia di Tod Browning, è forse la summa della sua opera, dove la recitazione tocca i vertici più alti (secondo Burt Lancaster: «L’interpretazione d’attore più emozionante che abbia mai visto»).

Ammalatosi di cancro alla laringe, per tragica ironia della sorte, dopo il suo primo film sonoro, Lon Chaney muore a 47 anni. Lascia, però, come erede artistico il figlio Lon Chaney Jr., protagonista di uno dei primi esperimenti horror veri e propri, L’uomo lupo (1941).

Matilde  Silvestri

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