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Il patto col diavolo: la maledizione terrestre di Faust

Fotografia di Filippo Ilderico

Germania, 1808: l’autore Johann Wolfgang von Goethe firma il suo celebre poema drammatico Faust, in cui l’omonimo protagonista rappresenta la dannazione umana che esclude il raggiungimento della pace eterna.

Nel corso dei secoli diverse opere di natura letteraria hanno evidenziato l’importanza del concetto di paradiso, legato soprattutto ad una sfera di pensiero religioso. A tal proposito rientra nella categoria anche il famoso scritto del Faust, nel quale il protagonista, assetato di conoscenza, stringe un patto con il diavolo al fine di raggiungere la sapienza suprema. Come ogni rapporto demonico che si rispetti, Faust ben presto dovrà affrontare le reali e crude conseguenze della sua scelta drammatica.

Instaurare una negoziazione con Satana ha sempre rappresentato nella visione popolare e cristiana il simbolo di un’anima macchiata destinata a marcire nelle bollenti viscere dell’Inferno. Il dottor Faust, in vista di una tentazione succulenta alla quale ha sempre aspirato, volterà le spalle al concetto di giustizia ed etica rinunciando ufficialmente ai canti paradisiaci di una pace eterna.

Prima vittima del personaggio principale è la dolce e ingenua Margherita, la quale finirà ben presto sedotta e rovinata dalla bugiarda entità di un uomo servo di se stesso e di Mefistofele. La povera donna vivrà i traumi dell’umiliazione, della pazzia che porterà all’infanticidio della sua stessa prole e, infine, alla condanna a morte; tuttavia in quanto riconosciuta come preda e non come consapevole peccatrice, Margherita riceverà la generosità divina per accedere ai Cieli.

Al contrario, Faust è destinato a rimanere incarcerato in un corpo che lentamente marcisce al suo interno nel seguire una famelica ricerca di perfezione che non conosce fine. Questo il progetto del diavolo, il quale stuzzicando le corde ruvide di una coscienza focosamente ambiziosa si insinua in tutte le sfumature presenti nell’uomo trasformandolo “a sua immagine e somiglianza”. Faust sarà dunque alla mercé del Male nella sua essenza, soffrendo un vero e proprio Inferno nella propria quotidianità e rinunciando, quindi, ad un Paradiso che possa definirsi presente anche solo a livello terrestre.

Inoltre, unirsi alle magie più oscure dell’Aldilà condanna chiunque all’essere banditi a prescindere dalla salvezza di una serenità infinita che possa sopraggiungere in seguito alla morte.

La dannazione che il protagonista vive, però, è concreta e si misura in ogni suo singolo attimo di vita nel quale nsi ritroverà da alleato a schiavo di Mefistofele che lo priverà di ogni speranza, dignità e persino della vista fino a quando lo stesso Faust non aspirerà alla propria morte.

Manuela Spinelli

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