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Ritmo e asfalto: Short Ride in a Fast Machine

Fotografia di Filippo Ilderico

L’americano John Adams è fra i compositori viventi più eseguiti al mondo. Il suo brano più celebre, Short Ride in a Fast Machine, composto nel 1986 per inaugurare il festival della Pittsburgh Symphony Orchestra, sfrutta i meccanismi tipici del minimalismo imprimendo loro colore e vivacità.

Short Ride in a Fast Machine si presenta come una composizione di sintesi fra due tendenze di prima grandezza nella musica americana del XX secolo: il patriottismo e il minimalismo. La vena patriottica è resa evidente dall’occasione a cui il brano è destinato, si tratta di una fanfara celebrativa per un evento inaugurale: le solenni fanfare di ottoni sono un tratto distintivo nella cultura musicale statunitense. Tuttavia l’intelaiatura sonora del brano si discosta dai tradizionali stilemi della musica per ottoni per strutturarsi secondo alcuni cliché tipici del minimalismo: ripetizioni di brevi moduli melodici; ritmi costanti su cui si innestano alterazioni ritmiche fino a sfociare nella poliritmia; prevalere della consonanza sulla dissonanza.

L’elemento che lega i due diversi elementi musicali è indicato dal titolo, il pezzo nasce su ispirazione di una veloce e adrenalinica corsa su un’auto sportiva, la musica è riferita a un’esperienza eccitante e inquieta allo stesso tempo. I cinque minuti di musica attraverso cui si sviluppa la composizione sono una scattante corsa musicale dove l’orchestra è lanciata a briglia sciolta sull’asfalto rovente della strada. La corsa automobilistica non è solo una metafora per comprendere meglio il carattere di questa musica così intricata dal punto di vista ritmico ma sembra essere lo stesso criterio secondo cui si struttura il discorso musicale.

Il brano è aperto dai colpi ritmati di un woodblock che scandisce incessantemente il tempo per quasi tutta la durata del brano. All’interno di questa gabbia ritmica, una vera e propria pista musicale, Adams fa scattare a tutta velocità l’orchestra che si muove inizialmente seguendo le pulsazioni del woodblock ma piano piano inizia a staccarsene creando un effetto di dissonanza ritmica. Questo genera un senso di grande propulsione, il movimento è il gesto compositivo che domina incontrastato.

Lo stile di John Adams si configura quindi come post-minimalista, agli elementi tradizionali del minimalismo viene attribuita una funzione drammatica, la ripetizione armonica e ritmica diventano una tecnica con cui stringere e allentare tensioni. La struttura della composizione non è concepita come un flusso costante di materiale musicale ma presenta dei punti culminanti, dei vicoli ciechi, delle rapide sterzate e dei momenti in cui, seppur lanciati a tutta velocità, si può godere della bellezza e della grandiosità del paesaggio.

La strada non è solo il motivo d’ispirazione della composizione, lo sfondo su cui si innestano le suggestioni ritmico-sonore create dall’orchestra. Per il compositore americano la strada rappresenta anche la tradizione, la condizione sine qua non del comporre. Adams sceglie di percorrere questa strada a tutta velocità, imprimendo nuova energia a ingranaggi che sembravano aver perso la loro elasticità.

Mattia Sonzogni

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