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Il racconto di un altro mondo: Jean-Paul Sartre, le parole e l’altrove

Les Mots è l’autobiografia di Jean Paul Sartre pubblicata nel 1964, quando lo scrittore engagè ha cinquantanove anni e decide di volgere lo sguardo al passato, alla propria giovinezza.

Les Mots (tradotto, in italiano, Le parole, Ed. Il Saggiatore) è un racconto autobiografico di un’infanzia e insieme di un’ossessione. La storia che viene raccontata termina nell’autunno del 1916, quando Sartre ha solamente 11 anni. L’autore non vuole raccontarci la sua vita per filo e per segno: il suo intento è quello di raccontare il momento in cui decide di diventare uno scrittore.

Nella villa del nonno Charles c’è un grande salone con una biblioteca. Il libro diventa qualcosa di magnetico, un oggetto rivestito da un’aurea quasi magica, sacra. Jean Paul ha una folgorazione: l’incontro con le parole. I libri sono delle mattonelle parlanti e, grazie alla loro conoscenza, Sartre incontra la Lettura: è il nascere di una scintilla e di un amore folle per i libri, che diventano dei rimedi contro la solitudine che lo morderà per tutta l’infanzia. Orfano di padre, viziato dalle cure materne, ingannato sul suo aspetto fisico e denigrato dai suoi compagni, il giovane Jean Paul impara a leggere per sfuggire alla noia e al vuoto. La lettura e la letteratura sono l’antidoto contro l’assenza dell’altro, del simile.

Il libro offre molti spunti di riflessione sulla lettura, sulla scrittura ed è sicuramente un ottimo strumento per comprendere meglio la figura di Jean Paul Sartre.

L’incontro con la lettura è l’incontro con un altro mondo, un mondo a sé nel quale Sartre si nasconde e si rifugia. È un’evasione, uno scappare da una società borghese che è troppo simile a una grande e meschina commedia. I valori veri, quelli forse del passato, o quelli legati all’arte, all’Esprit divin contenuto in essa, tendono a divergere da tutti quei valori che invece, nella contemporaneità, incombono sulla società borghese: il denaro, in primis, ma anche la ricerca di un lavoro redditizio e di un equilibrio lontano da quello necessario all’arte.

Sartre distingue due tipi di letture. Le prime sono le letture dei libri che trova nella biblioteca del nonno: sono i grandi classici, i libri universitari – il nonno è un docente tedesco – e le grandi Enciclopedie. Lui legge questi libri, si sente in un altro mondo, ma, in realtà, capisce ben poco di ciò che ha sotto gli occhi: le parole sono affascinanti, ma creano comunque un ostacolo tra lui e il mondo. Nel sesto piano di questo palazzo parigino in cui vive, il piccolo Jean-Paul respira «l’aria rarefatta delle Belle Lettere». Si tratta sicuramente di un’evasione che tuttavia viene vista, agli occhi del Sartre del ’63, al pari di una commedia, una farsa.

Oltre a queste letture finte ci sono delle vrai lectures. Queste letture sono nascoste agli occhi severi del nonno e sono incoraggiate solo dalla madre che, un giorno, porta il giovane ragazzo davanti ad un’edicola. Jean-Paul rimane, ancora una volta, folgorato. Ma quali sono le letture vere? Sono quelle dei romanzetti d’avventura che escono periodicamente nei chioschi dei giornali lungo la Senna. Sono quelle ambientate nel Sud America o nell’Africa, dove vi sono eroi e animali feroci da combattere, fanciulle da salvare e foreste da percorrere. Quelle letture fanno emergere, veramente, un nuovo mondo: Sartre si sente protagonista di queste vicende ed entra all’interno del libro.

Se dalle letture del nonno il giovane lettore ha tratto l’ispirazione per diventare scrittore, da queste altre storie, da questi giornaletti di seconda categoria ha tratto l’ottimismo, l’idea che si possa migliorare una situazione negativa.

Un altro elemento di evasione all’interno dell’infanzia di Sartre e che ha contribuito alla volontà di vivere – e creare – nuovi mondi è sicuramente il cinema. Sartre racconta dei lunghi pomeriggi passati con la madre al cinematografo: l’immagine e, quindi, non più solamente la parola stampata incoraggia Sartre a voler inventare sempre nuove storie nelle quali rifugiarsi, nelle quali evadere. Numerosi sono i racconti delle sere passate nella biblioteca del nonno a giocare immaginandosi di essere all’interno di un film: Sartre è ora un principe alla ricerca dell’amata, ora un guerriero all’interno di una foresta che cerca un tesoro perduto.

Les Mots è un testo di non facile comprensione e impegnativo ma che, tuttavia, riesce a mostrare come l’incontro con le parole e con i libri sia collegato alla creazione di un nuovo mondo: un mondo interiore, certo, ma anche un altrove, spesso più vicino a noi di quanto possa sembrare.

Alessandro Crea

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