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Un dialogo senza parole: le comunicazioni-pensiero all’interno della famiglia Ramsay

Fotografia di Filippo Ilderico
Fotografia di Filippo Ilderico

Diviso in tre sezioni, il romanzo moderno To The Lighthouse rappresenta un iconico viaggio verso l’unità famigliare, esplorando le tappe linguistiche di un rapporto silenziosamente espresso.

Fresco di stampa nell’anno 1927, il romanzo To The Lighthouse esplora nella metafora del tragitto verso il faro le dinamiche famigliari che vedono come protagonisti principali i coniugi Ramsay, i relativi figli e i personaggi di contorno.

L’opera si vede divisa in tre principali sezioni (“La finestra”, “Il tempo passa” e “Il faro”) introducendo la famiglia all’interno della prima unità in cui è posto l’accento sul personaggio di James Ramsay, il più giovane figlio dei coniugi.

È proprio James a rappresentare la chiave di apertura del romanzo, bambino sognatore e desideroso di effettuare la gita presso il faro in compagnia dei genitori. Tuttavia la gioia innocente che solo l’età infantile può abbracciare viene spezzata dall’austera figura del padre, filosofo amante della verità assoluta. Difatti l’uomo, rivolgendo lo sguardo al cielo, senza assicurarsi il dovuto tatto, infrange le speranze del figlioletto affermando che l’indomani il tempo sarebbe stato avverso all’escursione.

Un momento dominato da una vasta ondata di freddezza, un ghiaccio che copre le mura di casa Ramsay, un vento gelido di assenza di empatia che soffia direttamente nell’animo del piccolo. Inaspettatamente per il lettore, James immagazzina il dolore lasciando che i suoi pensieri parlino per lui: immagina, in una scena di grande violenza, di ferire a morte il petto del padre con un’accetta. Uno sfondo mentalmente sanguinario, sintomo di un urlo senza volume che il figlio ricaccia al padre; una visione che metaforizza il colpo subito dal genitore, incapace di prestare attenzione ai sentimenti dei famigliari.

Il lettore si ritrova ad esaminare così un padre severo e freddo, fermo sulle proprie posizioni, la cui presenza si misura solo in una questione fisica. In maniera opposta, la signora Ramsay dimostra invece di essere fortemente empatica, gentile, ospitale e altrettanto malinconica. I due coniugi non conoscono un reale dialogo, separati in casa dalle loro divergenze caratteriali; sono semplicemente gli sguardi e gli atteggiamenti dissimili a creare una discussione che non necessita di parole.

Paradossalmente la moglie ha la capacità di attrarre il sesso opposto proprio per la sua generale curativa protezione, che però trova avversione nell’unico uomo cui la signora abbia realmente concesso la personale devozione.

Arido, insensibile e velatamente maschilista, il signor Ramsay si tiene ben lontano da qualsiasi manifestazione che possa costringerlo ad esternare una dose, per sua opinione, eccessiva d’amore nei confronti della parentela. Così basa le proprie teorie su argomentazioni filosofiche, ponendo la retorica di un dialogo che diventa sempre più un monologo nel quale le figure dei famigliari assumono il mero ruolo di comparsa.

Nulla è espresso chiaramente all’interno del contesto domestico, tutto viene demandato ai piccoli gesti quotidiani, alla vicinanza o all’allontanamento. Addirittura al mare, la stessa mole d’acqua che circonda l’isola di Skye, raccontando, nel rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, l’inesorabile scorrere della vita: una signora Ramsay che invecchia, i silenzi rotti da situazioni esterne, il nucleo unito solo da un cognome.

Il tempo non perdonerà la mancanza delle parole e, nella seconda sezione, sarà proprio il signor Ramsay a subire gli effetti collaterali dell’assenza in seguito alla morte della moglie.

Tuttavia il ciclo di parole non riuscirà ancora a trovare il proprio inizio, lasciando che siano gli oggetti “fantasma” nella casa dei coniugi a creare una sorta di dialogo che racconti la personalità e la storia di chi ha vissuto tra quelle mura.

Sarà la terza e ultima sezione a celebrare il primo reale dialogo; dopo dieci anni di attese e silenzi forzati, il signor Ramsay effettuerà la famosa gita al faro in compagnia del figlio James. Durante il tragitto, nell’avvicinarsi sempre più alla meta, padre e figlio riescono finalmente ad unirsi in una conversazione in cui in armonia regnano elogio e simpatia.

La famiglia, seppur non più al completo, ha raggiunto il faro; la destinazione che ha permesso di trasformare ogni pensiero e gesto fisico nella migliore coesione: la parola.

Manuela Spinelli

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