Vai al contenuto

La tenerezza nelle famiglie di Ozu: “Tarda Primavera”

Fotografia di Filippo Ilderico
Fotografia di Filippo Ilderico

Tarda Primavera è un film del 1949 tratto dal romanzo di Kazuo Hirotsu Padre e Figlia e diretto da Yasujirô Ozu (1903–1963). Uno dei film più acclamati del regista giapponese, Tarda Primavera (titolo originale Banshun) ha vinto diversi premi nel 1950 al Kinema Junpo Awards e al Manichi Film Concurs come miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura e anche miglior attrice protagonista per Hara Setsuko.

La famosa telecamera fissa di Ozu ci porta nella casa della famiglia Somiya. Noriko è una giovane donna di ventisette anni che vive col padre vedovo. I due sono molto legati tra loro e vogliono solamente il bene l’uno per l’altra. Il tema a cui ruota attorno tutto il film è il matrimonio. Noriko è decisa nella sua scelta di rimanere nubile per continuare ad aiutare nelle faccende di casa il padre, che altrimenti rimarrebbe solo e, come lei stessa dice, andrebbe in giro con «i colletti e le camice sporchi» e mangerebbe riso bruciato.

Mentre cerca di scegliere tra la felicità insicura e ignota che potrebbe darle un marito e quella certa, che già conosce, della convivenza col padre, le si presentano diversi modelli di vita matrimoniale. Hattori (l’assistente del padre) è un marito gentile e discreto: ciò in cui Noriko spererebbe se decidesse di sposarsi. L’amica Aya, già divorziata, rappresenta invece ciò che la ragazza teme per se stessa: da una parte l’esperienza negativa che la perseguiterebbe per sempre e dall’altra l’insensibilità nei confronti della vita coniugale, che porta l’amica a dire frasi come «sposati anche senza motivo». Il signor Onodera infine, amico di famiglia e vedovo come il signor Somiya, ma risposato, è visto dalla ragazza come indecente e immorale. Noriko infatti sa che se lei trovasse marito, dovrebbe anche imparare a sopportare l’idea di una donna sconosciuta che prenda il suo posto in casa sua a fianco del padre.

L’unico modello di matrimonio che manca a Noriko, il più importante, è però proprio quello testimoniato alla fine del film dal padre. Dopo che la ragazza ha comunicato la sua decisione di sposarsi, padre e figlia intraprendono un ultimo viaggio insieme a Kyoto durante il quale Noriko, presa dall’emozione e dalla nostalgia, confessa al padre di voler rimanere con lui, anche nell’eventualità di un suo secondo matrimonio. È in questo contesto familiare, in una stanza d’albergo dopo aver passato un’intera giornata insieme girando per la città, che padre e figlia si aprono realmente l’una con l’altro.

Il signor Somiya rassicura subito Noriko sul futuro, facendole capire che non si deve sentire in nessun modo obbligata a rimanere con lui; la ragazza ha ventisette anni, mentre il padre ne ha cinquantasei. Le loro vite vanno in direzioni diverse e lui non riuscirebbe a convivere con la consapevolezza di non aver concesso alla figlia di andare per la sua strada; poi la conforta raccontandole la sua esperienza. Anche lui ha vissuto un matrimonio combinato e per la madre di Noriko ci è voluto tanto tempo per adattarsi al nuovo tipo di vita. Confessa che non è facile vivere con una persona inizialmente sconosciuta, ma la felicità sta nel conoscersi, nell’imparare a stare bene insieme e ad amarsi, anche se ci possono volere degli anni.

Noriko è una sposa felice il giorno del suo matrimonio e ringrazia il padre per tutto ciò che le ha donatoAlla fine del film , dopo il matrimonio, il signor Somiya confessa ad Aya che non aveva mai pensato di risposarsi, ma se non avesse mentito Noriko non se ne sarebbe mai andata di casa

Quest’opera del cinema giapponese mostra la famiglia dal punto di vista più intimo e delicato. La casa è il centro delle vite dei suoi inquilini e il singolare tratto di stile registico di Ozu lo sottolinea ancora di più. La prospettiva che appare grazie alle sue inquadrature fisse è esattamente quella che si avrebbe nello stare seduti per terra in una tradizionale casa giapponese, e nel vedere questo film lo spettatore si sente catapultato nella casa dei Somiya, sui loro cuscini bevendo del sake caldo. Con questa tecnica Ozu ha trovato il suo modo per trasmettere il lessico delle famiglie che porta sul grande schermo.

Elena Marras

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.