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Il rifugio dell’eroe: Sinfonia Domestica di Richard Strauss

Fotografia di Filippo Ilderico
Fotografia di Filippo Ilderico

Nella produzione di Richard Strauss Sinfonia Domestica rappresenta una pausa fra l’epica orchestrale di Una Vita d’Eroe e i lussureggianti paesaggi sonori di Sinfonia delle Alpi. In questa composizione di inizio Novecento Strauss non si limita ad un autocompiacente sguardo sulla vita borghese ma dipinge un meticoloso ritratto della psiche umana e delle relazioni quotidiane.

Sinfonia Domestica è una delle composizioni più discusse e più ampiamente criticate di tutto l’operato compositivo del tedesco Richard Strauss. All’indomani della prima esecuzione, avvenuta nel 1904 a New York, furono in molti a chiedersi come colui che aveva magistralmente cantato in musica il nietzschiano annuncio del superuomo potesse ora cedere ai fascini della vita borghese di primo Novecento, criticando l’aspetto smodatamente autobiografico nonché egocentrico della composizione.

Composto fra il 1902 e il 1903 questo poema sinfonico mette in scena la quotidianità della vita famigliare di Strauss, alle prese con i suoi doveri di padre e di marito, oltre che di compositore. La partitura originale riportava il programma che Strauss aveva minuziosamente redatto e seguito durante il lavoro creativo, che venne cancellato in seguito alle aspre critiche giunte da più fronti. Rimase invece l’affettuosa dedica alla moglie Pauline e al figlio Franz a testimoniare come Strauss avesse concepito la musica come una sorta di album di piccoli momenti di vita famigliare.

Nonostante il soggetto idillico l’organico previsto da Strauss è imponente, l’esecuzione richiede una sessantina di archi e una nutrita sezione di legni e ottoni per un totale di più di cento musicisti. Il brano è in un unico movimento, ma al di sotto della struttura unitaria è ravvisabile la tradizionale scansione in quattro tempi tipica della forma sinfonica dell’Ottocento.

Nell’introduzione vengono presentati tre gruppi tematici che rappresentano rispettivamente il padre, la madre e il figlio. Strauss compone tre ritratti psicologico-musicali affidandosi ai diversi timbri dell’orchestra per poter ricavare tutti gli aspetti della personalità dei genitori e del bambino. In questo è evidente anche un certo gusto operistico: proprio in quel periodo Strauss sta attendendo al capolavoro che lo consacrerà al successo internazionale, Salomè.

Dopo il momento della visita degli zii, in cui i temi presentati sono messi in relazione fra loro e sottoposti a una prima elaborazione, prende il via la seconda parte della composizione, un agile Scherzo che descrive il felice momento dei giochi del bambino con i genitori.

L’Adagio è la parte più meditativa di tutto il brano: in un primo momento un’ampia melodia degli archi raffigura il lavoro creativo del compositore, successivamente l’atmosfera acquista un afflato lirico, celebrando l’amore coniugale e l’unione fra marito e moglie.

Il Finale ricatapulta l’ascoltare fra le incombenze della quotidianità: è in corso un acceso bisticcio fra il bambino e i suoi genitori. Per rappresentare questo scontro fra personalità Strauss sceglie di intrecciare i tre gruppi tematici in una complessa e funambolica fuga dove le idee melodiche si rincorrono e le varie sezioni dell’orchestra si rispondo a tono fra di loro, come se gli strumenti fossero tutti i membri di un’unica grande famiglia.

Mattia Sonzogni

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