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Decostruzione di un rave: Ecstasio da Asyla di Thomas Adès

Fotografia di Filippo Ilderico

Thomas Adès, classe 1971, compositore di spicco fra la nuova generazione, si è affermato nel repertorio sinfonico con il brano Asyla dove, memore della tradizione inglese, la sua voce si muove in equilibrio fra radici e sperimentazione.

Con Asyla, Adès si confronta per la prima volta con una scrittura sinfonica di ampio respiro, una grande sfida per ogni giovane compositore, non solo in termini creativi ma anche di confronto con autori precedenti. Il ventiseienne Adès pensa all’orchestra come a uno dei più potenti strumenti espressivi a disposizione.

Il giovane compositore inglese sceglie di partire dalla tradizione per decostruirla e ri-assemblarla. Adès usa l’orchestra come una tela su cui dipingere un grande paesaggio sonoro dove non spiccano melodie o temi ma suggestioni e richiami: Adès flirta consapevolmente con la musica pop e rock, con i ritmi sincopati della musica jazz, con le ultime tendenze della musica elettronica e new age assemblandoli in un flusso sonoro che risente delle svolte della musica del ‘900, da Stravinsky al minimalismo americano.

La tradizione è evidente nell’impianto della composizione, suddivisa in quattro movimenti dalla durata complessiva di circa venticinque minuti, come in una classica sinfonia haydniana. Il titolo della composizione, Asyla, è il plurale latino di asylum, termine che significa sia manicomio sia santuario [1].

Il terzo tempo, Ecstasio, l’unico a riportare un titolo, è centrale nell’economia della composizione. Nelle sinfonie classiche il terzo movimento era solitamente un  tempo di danza veloce, come uno scherzo o un minuetto. Adès vuole rispettare questa scansione ma attualizzandola. La danza non è più un aristocratico ballo di corte ma richiama le atmosfere di un grande nightclub dove le persone danzano sfrenate facendo uso di stupefacenti [2].

I riferimenti musicali utilizzati da Adès sono quelli della EDM (eletronic dance music) o techno music. Come nella EDM giocano un ruolo fondamentale la ripetizione di brevi moduli melodico – ritmici; semplici progressioni armoniche che ritornano in continuazione su se stesse; l’uso di tessiture ed effetti sonori su pattern sempre ripetuti; la gestione del climax per creare un crescendo orgiastico.

Adès ricostruisce questo ambiente sonoro non con intento realistico – descrittivo ma lasciando spazio alla percezione distorta del singolo. Impressioni sonore si delineano via via sulla partitura non con un ordine logico ma seguendo l’istinto e la sensazione. La musica diventa un materiale ribollente, senza freni che può essere plasmato a piacimento, l’unica legge a cui è sottoposta sembra essere quella di spingere l’esperienza sempre oltre i limiti prima raggiunti. Il desiderio di un appagamento dionisiaco non conosce freni ma si rigenera ogni volta dalle sue ceneri per approdare al di là di dove era giunto precedentemente.

L’estasi che Adès delinea e a cui il titolo fa riferimento sembra assumere un doppio volto. È un’estasi carnale per i riferimenti a una musica mondana e basso-corporea come l’ EDM, dove l’esperienza del rave è ritratta in tutta la sua fisicità e la sua portata sensoriale. Il titolo della composizione è un chiaro riferimento all’MDMA, una droga meglio conosciuta come Ecstasy. Ma proprio attraverso quest’ebbrezza dei sensi veniamo proiettati in una seconda dimensione, disincarnata, eterea, impalpabile. Lo testimoniano gli attimi di calma e di contemplazione in cui la musica sembra arrestarsi. Ma sono delle impressioni momentanee, fugaci destinate ad essere spazzate via dal prorompere di un desiderio sempre crescente.

Mattia Sonzogni


[1] Note d’esecuzione a Asyla
[2] Edward Venn, Thomas Adès: Asyla , Routledge, 2016

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