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La miseria della Grande Guerra nella rinascente speranza patriottica

Fotografia di Filippo Ilderico

È l’amore per il proprio Paese – solitamente – a guidare il cuore di un soldato. Ma è anche l’amore della famiglia a guidare ogni uomo. Ritorneranno (Giani Stuparich, 1941) calca le tappe belliche alimentate dalla speranza su due quadri diversi: le trincee e il domestico.

Lo sfondo storico dell’opera è la cruda Prima Guerra Mondiale che vede come protagonisti, su due piani scenici diversi, i fratelli Vidali (Marco, Sandro e Alberto) al fronte da una parte, e la madre Carolina in casa nell’attesa del loro ritorno dall’altra. L’atmosfera bellica non si lascia attendere e viene raccontata senza censure, abbracciata da un velo dipietas: dalle condizioni disperate nelle quali riversano i soldati all’interno delle trincee, fino alla morte di Marco e Alberto e la cecità di Sandro.

E’ il desiderio di libertà e indipendenza a suscitare negli animi dei giovani militari il senso di dovere nei confronti di un’Italia – ma soprattutto di una Trieste – da proteggere. Motivo di forza è la speranza patriottica, che incoraggia contemporaneamente i protagonisti nella loro marcia straziante verso l’auspicata vittoria e la famiglia nell’immaginario di un ricongiungimento collettivo. Così si crea un contrasto di quadri che si alterna tra miseria e rinascita: i miserabili altri non sono che i soldati stessi e i loro cari. Entrambi, infatti, sono obbligati a cibarsi di fango e dolore, lasciando però che le loro energie possano essere appese ad un sottile filo quale quello della convinzione in una nuova era. Ciò a cui puntano i personaggi è un’Italia che possa scrollarsi di dosso ogni dominio e violenza, e che possa fiorire e brillare nuovamente regalando equilibrio e amore soprattutto all’interno della famiglia stessa.

Il lettore viene quindi catturato all’interno delle doppie vicende attraverso cui si conoscono più a fondo i fratelli Vidali e la stessa Carolina. La madre, fragile e malata, è una donna però che grazie al suo temperamento forte non si lascia abbattere facilmente, pur vivendo quotidianamente avvolta nella paura e nell’angoscia. Così le stesse sofferenze dei fratelli vedono come fonte di forza il loro credo, lo stesso amore patriottico che ha dato loro una ragione per lottare.

Tuttavia lo strazio si riversa sui protagonisti, nel momento stesso in cui sopraggiunge la morte e la condanna di Sandro il quale perde la vista. Quest’ultimo sarà l’unico figlio a ricongiungersi con l’invecchiata madre, la quale paradossalmente troverà una profonda e intensa luce di speranza proprio nella morte visiva del giovane.

Ritorneranno squarcia a metà le sfumature di guerra, lasciando che nel dolore possa trovarsi la voglia di rialzarsi, di guardare avanti e ricostruire ogni singolo pezzo perduto. Stuparich ha trasformato l’agonia nella matrice di un auspicio.

I miserabili del romanzo non vivono momenti facili e i sopravvissuti non sono destinati a felicità completa, avendo perso parte della famiglia. Tuttavia la terra arida ha saputo accogliere la pioggia, diventando così terreno fertile per una nuova esistenza.

Manuela Spinelli

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