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La macchia della realtà: la pittura dei Macchiaioli

Nel 1852, nel caffè Michelangelo di Firenze, nasce la tecnica della macchia, frutto di animate discussioni anti-accademiche tra un gruppo di pittori e scultori appena usciti da tali ambienti: i Macchiaioli.

Nel clima dell’Italia prerisorgimentale artisti quali Banti, Fattori, Signorini, Lega, de Tivoli sentono la necessità di una pittura più calata nella realtà. Nasce da qui uno svincolamento dalla forma e dal disegno per favorire una pittura che dia “l’impressione del vero”. Questa l’espressione usata da Fattori, maggiore esponente del gruppo. Per raggiungere l’obiettivo ampie macchie di colori puri vengono stese sulla tela e giustapposte in modo da ottenere un effetto di contrasto cromatico, spesso molto acceso. In quest’ottica non è più la linea di contorno, a cui viene data sempre meno importanza, a definire le figure; l’azione è invece svolta dai colori e dal chiaroscuro, che fa risaltare la plasticità delle figure.

Tale utilizzo dei colori puri giustapposti e l’attenzione per la luce avvicinano i Macchiaioli a un altro gruppo del tempo: gli Impressionisti. Un esponente del gruppo fiorentino, Signorini, ha modo di incontrare Degas a Parigi e accostarsi da quel momento anche alla pittura impressionista, con dipinti come Pioggia d’estate a Settignano.

Nonostante le somiglianze, però, i due movimenti sono in realtà molto diversi, a cominciare dalla tecnica stessa: se da una parte troviamo ampie campiture di colore (macchie), dall’altra il colore è steso a piccole pennellate; se da una parte la luce è resa in ritagli geometrici, dall’altra è un fatto frenetico. Inoltre i bianchi e i neri, aboliti dagli Impressionisti, diventano punti di risalto e confronto per i Macchiaioli: su nessun colore, infatti, le figure risaltano meglio che sul nero.

Ancor prima che nella tecnica la differenza tra i due gruppi risiede nello scopo di quest’uso dei colori. I Macchiaioli non vogliono rappresentare un’impressione fugace e contingente, ma cogliere in modo globale il senso della realtà. E come “il tutto è più della somma delle sue parti” (Gestalt), la realtà è più della somma delle singole impressioni.

Elena Sofia Ricci

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